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Normalizzazione binaria? No, grazie

 

transgender
Identità di genere e orientamento sessuale vengono confuse per far rientrare tutto nella normalizzazione binaria. Ne parliamo con Isabella Stretti, teologa, counselor, da anni impegnata a difendere ed esigere che venga rispettato il Diritto della Persona.






Confusione voluta e spesso incentivata tra identità di genere e orientamento sessuale in modo da far rientrare tutto nella categorizzazione binaria maschio/femmina. Ma l’essere umano è dotato di mille sfumature e non riesce a rientrare in questo dualismo. Eppure questi argomenti vengono affrontati con molta reticenza e spesso in modo sbagliato. Ne parliamo con Isabella Stretti, teologa, counselor, da anni impegnata a difendere ed esigere che venga rispettato il Diritto della Persona.

 

 

Identità di genere e orientamento sessuale si tende a confonderli o addirittura a considerarli sullo stesso piano, perché?
Sì, è indubbio che su questo si faccia molta confusione e ci sia, ritengo voluta, grande disinformazione. Anzitutto, occorre dire che siamo stati abituati a considerare le persone con concetti generalizzanti, quali umanità e natura umana, uomini o donne, ma questi fanno perdere di vista le singole persone, la loro unicità ed irripetibilità, anche, se non soprattutto, espressive. Siamo giornalmente influenzati, anche solo dai bombardamenti pubblicitari a cui siamo sottoposti, entro precise definizioni ed etichette di cosa sia umano e di cosa non lo sia, di come questo vada letto ed espresso, dei ruoli che questo deve assumere per essere ritenuto tale;
isabella-stretti la pluralità è manipolata entro una categorizzazione solo ideale che vuole le persone nettamente divise in due gruppi, entro un binarismo che prevede solo pene = maschio = uomo / vagina = femmina = donna, il tutto solo sulla base di una normalizzazione dei genitali esterni. A questo si fa poi corrispondere una generale eterosessualizzazione del desiderio.
Non posso non leggere questo nei termini, per fare un solo esempio, di Genesi 11, ossia come quel tentativo di omologazione dei linguaggi espressivi da parte di un Potere che costruisce una Torre a Babele per essere come dio, un tentativo al quale si fa nel testo corrispondere un atto di grazia da parte del dio biblico nel richiamare alla pluralità dei linguaggi proprio per difendere la pluralità delle persone, almeno se si vuole fare un'esegesi onesta. Quella che definiamo identità di genere è di fatto l'espressione del riconoscimento di sé a prescindere dalle categorizzazioni sociali e culturali derivanti dall'attribuzione di un genere secondo una logica binaria fondata su una lettura binaria della biologia. Tutt* ne siamo coinvolti e di fatto, essendo relegati entro questo binarismo, ancora non vediamo pienamente manifestata la pluralità dei generi di ciascuno di noi, proprio perché le norme che ci sono date per accedere al riconoscimento non sono a favore della pluralità infinita che siamo.

Orientamento sessuale è invece la definizione data a quel rapporto di attrazione sessuale e/o affettiva che si indirizza verso persone socialmente e culturalmente catalogate, altrimenti non useremmo la parola 'orientamento'. Termini quali omosessuale, eterosessuale, bisessuale, rientrano nella categorizzazione e definizione binaria su base biologica, perdendo di vista la dimensione dell'incontro tra due persone uniche ed irripetibili. Ciò che anche certa teologia cristiana,
non tutta è bene ricordarlo, ha la responsabilità di aver definito come naturale ed innaturale, prevede invece una tale gamma di colori che neppure riusciamo ad immaginare tanto è infinita. Che poi tutto sia un assurdo lo manifestano pienamente le persone definite intersessuali, sottoposte alla nascita a vere e proprie mutilazioni genitali per farle rientrare nel binarismo normalizzante, persone che da adulte denunciano il sopruso devastante che su loro è stato perpetrato ma che ancora oggi restano inascoltate. A chi parla di natura nel senso di un binarismo biologico assoluto non viene neppure il dubbio di avere la presunzione di saperne più della natura stessa o, lo dico da credente, di dio stesso? … Troppe torri di Babele si stanno costruendo.




In particolare, perché in Italia si ha tanta paura ad affrontare il tema dell'identità di genere?
Principalmente perché anche in Italia le logiche biopolitiche, con le quali si vogliono gestire le 'masse' attraverso il controllo dei corpi, hanno instaurato un pensiero sociale e culturale in cui vige il binarismo di cui abbiamo parlato, ai cui due poli così stabiliti si fanno corrispondere evidentemente ruoli sociali e culturali ben definiti, i quali devono essere una sorta di profezia autoadempientesi, nel senso che, sin da una semplice ecografia durante la gravidanza, l'intero peso sociale si deve gettare da una parte e dall'altra, basti pensare ai colori rosa e celeste maschio-femmina
per tutto l'abbigliamento, l'arredo e i giochi dei futuri nascituri, per non parlare poi delle favole narrate e via dicendo.
Una persona diventa così gestibile e controllabile politicamente e socialmente, ma, non in ultima analisi, anche economicamente. Che questa sia una scelta politica ben precisa e stabilita 'a monte' lo si vede benissimo, a parte con una corretta informazione storica, soprattutto attraverso lo studio e l'osservazione delle diverse culture e società nel corso dei secoli, manifestando senza ombra di dubbio che l'aver stabilito una normalità ed una anormalità, senza la quale per altro la voluta normalità stessa non sarebbe così evidente, è solo una costruzione ed una 'soluzione' politica tra le tante possibili, e non certo la migliore oltretutto. Infatti, di conseguenza, qualsiasi identità di genere o desiderio sessuale-affettivo non si esprima entro questi parametri binari, non solo viene automaticamente considerato incongruente, ma viene stigmatizzato, reso pericoloso per l'ordine sociale stabilito, favorendo, di fatto, tutti quegli atti di vessazione e di violenza cruenta su persone che escono dagli 'schemi', atti che non possiamo non conoscere dalle cronache italiane, atti sui quali bisogna riconoscere legalmente aggravanti specifiche di omofobia e transfobia, ma la cui radice e le cui responsabilità politiche non devono essere taciute. Peraltro, anche quello che conosciamo come femminicidio è figlio di questo abuso dettato dal binarismo di sesso e genere.



E infine, l'essere umano ha tanti colori perché lo vogliono ingabbiare nella normalizzazione binaria maschio/femmina?
Ogni normalizzazione e categorizzazione di identità, di desiderio e di affettività è di per sé una gabbia costruita a priori di ogni singola persona, poiché detta delle regole ben precise entro cui la spontaneità, la creatività, l'imprevedibilità, l'esperienza e il mistero irripetibile che ciascuno di noi di fatto è, diventano collaudabili, addirittura preordinabili, al punto di portare la maggioranza di noi a ritenere di essere veramente ciò che ci hanno indotto a credere di essere. Ma il genere e il desiderio sono gli ambiti nei quali possiamo ancora accedere all'umano che ciascuno di noi è singolarmente in modo unico, gli ambiti nei quali possiamo tornare ad essere soggetti politici protagonisti della nostra esistenza. Molti ne hanno paura perché indubbiamente questo rimette in discussione equilibri familiari e sociali, malsani, malati, dettati da 'modelli' e consecutivi sensi di colpa, il più delle volte da aspettative precise e dal senso del 'tutto è dovuto', dove inevitabilmente qu
no-gabbiealcuno o tutti i soggetti coinvolti soccombono annullati sotto le regole. Si dovrebbe comprendere che questi equilibri, dove spesso si dice 'se mi ami devi', 'se mi vuoi bene devi', tutto hanno a che fare tranne che con l'amore, una parola troppo abusata nel nostro contesto, troppo mal compresa. Essa andrebbe rivista nel suo vero senso, in un'ottica di incontro tra alterità, tra diversità personali, dove l'esistenza dell'una è garanzia per l'esistenza dell'altra, è ciò che ci rende vivi, in cammino, mai uguali a noi stessi, sempre in novità di vita.


Scuole di altri Paesi, in cui i bambini non sono catalogati in base al binarismo maschio/femmina, rivelano la bellezza e la ricchezza a cui stiamo rinunciando, delegata alla gestione di chi ne trae profitto. Sono bambini veramente felici non per ciò che hanno o per i consensi che riescono ad ottenere; sono felici semplicemente di esserci nel modo in cui viene loro spontaneo di relazionarsi con gli altri, nel modo in cui stanno scrivendo la loro unica e personale storia di vita, rivelando saggezze che molti adulti del 2013 nemmeno si sognano, che hanno dimenticato o che è stato loro reso impossibile manifestare.
Il genere di ciascuno liberamente espresso è uno di quegli ambiti che conduce fuori dalle gabbie, dall'omologazione, e per questo è uno degli ambiti sui quali è esercitato un maggior controllo sociale. Diventa a questo punto responsabilità personale di ciascuno riportare la cultura e la società odierne verso un'architettura vivibile per ognuno di noi, magari con un coraggioso atto di vera laicità.


 

 

Chi è Isabella Stretti
Nasce a La Spezia nel 1962. Oltre al diploma di Liceo Artistico, in conseguenza alla sua ventennale attività in ambito sociale, ha conseguito alcuni attestati che la qualificano per la conduzione di gruppi di auto-aiuto e di auto-ascolto.
Laureata presso la Facoltà Valdese di Teologia di Roma con la tesi dal titolo L'incongruenza di genere in Italia. Una proposta pastorale, attualmente lavora, principalmente in qualità di counselor, presso un consorzio italiano di imprese.
Da oltre dieci anni è impegnata in attività di counseling ed accompagnamento con persone transgender, collaborando, accanto a diverse competenze ed Associazioni loro di supporto, a favore dell'istanza di diritto all'autodeterminazione di ogni singola persona.

Per conoscere meglio Isabella Stretti è possibile leggere la sua riflessione su un articolo pubblicato da Leggo sui “cosiddetti disturbi di identità di genere” e vedere il video del suo intervento alla presentazione del libro Sesso mutante. I transgender si raccontano.



 

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