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Cosa ci insegna la Val di Susa
Comunque la pensiate sulla T.AV., vi invito a una breve riflessione. Forse il titolo avrebbe dovuto essere “Cosa dovrebbe insegnare ai Politici italiani la protesta in Val di Susa”, ma per una volta permettetemi di farmi i fatti nostri… E i “fatti nostri” sono proprio ciò per cui da anni cresce la protesta di una gran parte degli abitanti della Val di Susa. “Fatti nostri” sono la qualità della vita e dell’ambiente nel quale cerchiamo di portare avanti l’arco della nostra esistenza, “fatti nostri” sono gli ideali e le leggi democratiche nelle quali presumiamo vorremmo vivere e crescere i nostri figli, “fatti nostri” sono la gestione parlamentare e amministrativa di questo Paese, del continente europeo, di questo piccolo pianeta. Partendo dalla fine, che forse è poi l’inizio…, noi sappiamo ormai fin troppo bene che questo “piccolo pianeta” è violentato dagli interessi economici e speculativi di un’elite. Con “elite” intendo gruppi di potere che celandosi dietro anonime società di comodo manovrano continenti e nazioni per i loro fini. Quali “fini”? I soliti… denaro e potere, nell’ordine che preferite. A qualcuno queste mie descrizioni faranno venire in mente le “teorie del Complotto”, quelle che riprendono slancio ogniqualvolta certi accadimenti sconvolgono il classico tran tran (di guerre, rivoluzioni e co.) di questo piccolo pianeta… A parte il fatto che non ho mai apprezzato né considerato valido per l’essere umano l’ideale di Nazione, un accrocco artificiale gettato sopra persone assolutamente diverse… E che per il solo fatto di essere nati in un determinato luogo dà il diritto ad alcuni di fregiarsi di vantaggi, privilegi e prerogative e ad altri no… Questa idea di Unione europea si dimostra ogni giorno di più solo un altro esempio di teatrino. Alle spalle dei vari Sarkozy e Merkel chi ci sarà se non le solite “eminenze grigie” che tirano i fili di queste “marionette altre”? L’esempio di come da anni si comporta l’Unione europea nei confronti della Grecia è sin troppo manifesto a tutti quelli che non hanno le patate sugli occhi… Per non parlare poi dei cosiddetti “Stati canaglia” ai quali - a seconda del vento che tira – si danno sanzioni o si propongono affari economici. E arrivando infine all’Italia… Ma di che cosa vogliamo ancora parlare?
E allora chiediamoci: cosa sono i gruppi di cittadini della Val di Susa che si sono associati per opporsi al progetto della T.A.V. (poi modificato in T.A.C., Treni ad Alta Capacità) se non quelli che Ainis definisce i “moduli organizzativi” che possono concorrere a determinare la politica nazionale? Quacuno si è arrogato la facoltà di definirli gruppi Anarco-insurrezionalisti o anche Black-Bloc… Ma a scorrere i filmati, ad ascoltare le interviste che hanno rilasciato, l’umanità che si oppone alla TAV/TAC sembra composta più da attempati e tranquilli signori e signore di mezza età, di valligiani offesi nella loro libertà, nei loro diritti, nella fede che per decenni avevano nutrito verso Stato e Istituzioni, che non da terroristi e belligeranti eversori. Osservandoli non ho mai avuto l’impressione di essere di fronte a un gruppo di dinamitardi intenzionati a mettere a ferro e a fuoco una parte del territorio italiano. Nei filmati, se qualche volta mi è capitato di vedere fumogeni e gas lacrimogeni, i protagonisti erano altri, e purtroppo vestivano una divisa. Io sono una tranquilla cittadina di mezza età, che per gran parte della sua vita ha demandato ad altri il compito di governare il suo Paese. I miei principali atti politici, oltre all’espressione del voto, si sono ridotti ad esprimere opinioni, a sfilare in pubbliche manifestazioni autorizzate, nello scrivere su giornali e Web.
Il pensiero di Ainis per qualcuno potrà essere parziale, un po’ funambolico e molto idealista, ma costringe noi tutti a considerare in modo diverso i fatti che coinvolgono la Val di Susa e i suoi abitanti. La mancata resa di quella popolazione ad una logica aberrante di modernità e progresso ci offre un esempio importante, che può alimentare oltreché la speranza la voglia di fare, di cambiare, il desiderio di democrazia e trasparenza che sembravano perduti.
In Italia (a parte quella celebre del 1799 a Napoli) le rivoluzioni non sono mai state un must, tutt’altro. All’ombra del Cupolone si sono sempre preferite le dinamiche dei piccoli passi, la diplomazia e gli inciuci… Ma forse – meglio tardi che mai – anche noi stiamo iniziando a svegliarci. Forse – ampliando la nostra istruzione – siamo finalmente in grado di capire che quanto pretendiamo non è né sovversivo né anticostituzionale, che semplicemente opporre il proprio corpo a un’opera di sbancamento del territorio non è un crimine né un reato.
Dare vita in ogni modo e secondo tutte le forme possibili a “moduli organizzativi”, come recita l’Art.49 della Costituzione: Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale, secondo un modello che non c’è, ma che non è necessario, seguendo l’esempio mostratoci dal popolo della Val di Susa, pretendendo l’apertura di tavoli di dialogo e confronto, senza mai cedere alla tentazione della violenza, cercando di ricordare gli ideali più alti della democrazia.
Fino a qualche tempo fa io sapevo solo vagamente dove si trova la Val di Susa, oggi so che quella piccola parte del territorio italiano è un esempio, può rappresentare un esempio concreto per noi tutti, e non solo per chi ha avuto la casualità di nascere in questa nazione.
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Sabato, 20 Aprile 2024 06:29:32 CercaThis Web Site can be translated to your language:
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