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HIV :la nuova sfida è invecchiare in salute
Per questo è nata "HIV: GUARDIAMO OLTRE", la prima campagna internazionale di sensibilizzazione del paziente focalizzata sul tema dell'invecchiamento e delle comorbidità associate. Attiva in 15 Paesi europei, Italia compresa.
Si stima che nel 2030 l’età media dei pazienti con HIV sarà di 56,6 anni, con una percentuale di pazienti con età superiore ai 50 anni che passerà dal 28 al 73%. Per questo il raggiungimento di una viremia non rilevabile non è più il solo obiettivo nel trattamento della malattia. La nuova sfida oggi è quella di accompagnare il paziente verso una gestione proattiva delle comorbidità associate all'infezione per assicurargli una strada verso la longevità e un invecchiamento con la migliore qualità di vita possibile. Da queste considerazioni nasce HIV: GUARDIAMO OLTRE, la prima Campagna internazionale informativa per conoscere meglio l’HIV e sensibilizzare i pazienti a comprendere che il trattamento dell’HIV non è solo legato alla soppressione o riduzione della quantità di virus nel corpo (carica virale) a livelli impercettibili, ma prevede un approccio “multidimensionale”, da condividere con il proprio medico sul lungo periodo, soprattutto in considerazione dell’invecchiamento. Oggi la maggior parte dei soggetti che assumono i farmaci riesce ad ottenere una carica virale non rilevabile. Ciò significa che la probabilità di trasmissione dell'HIV si riduce e che di conseguenza l'individuo ne trae beneficio. In realtà in molti casi, iniziare precocemente il trattamento, permette ai soggetti di vivere più a lungo, con un'aspettativa di vita simile alla popolazione generale. E’ quindi tempo di “andare oltre” e pensare alla salute a lungo termine. Cosa significa “ guardiamo oltre”? L’aumento dell’aspettativa di vita dei pazienti con HIV ha cambiato l’approccio da parte degli specialisti nella gestione a lungo termine della malattia, garantendo alle persone affette da HIV di ridurre al minimo il rischio di sviluppare altre malattie come effetto collaterale dell’infezione vale a dire comorbidità come malattie cardiache, alcuni tipi di tumore, osteoporosi, disturbi del fegato, dei reni e del sistema nervoso centrale. Ecco perché una corretta gestione dell’HIV deve “guardare oltre” il raggiungimento di una carica virale non rilevabile e un’alta conta dei CD4. «Le terapie hanno fatto passi da gigante, tuttavia, ci sono ulteriori sfide da affrontare: invecchiare con l’HIV espone a un maggior rischio di sviluppare patologie correlate, come tumori, osteoporosi, problemi al fegato, cardiaci e neurologici. – ha spiegato Massimo Andreoni, Direttore U.O.C. Malattie Infettive e Day Hospital Dipartimento di Medicina, Policlinico Tor Vergata, Roma – La complessità clinica del paziente HIV positivo necessita di un programma assistenziale in grado di cogliere gli aspetti medici, psicologici, funzionali e tutte le limitazioni proprie delle persone anziane».
«Nel paziente con HIV patologie come il diabete, le malattie cardiovascolari, le nefropatie, l'osteoporosi, disturbi cognitivi e la steatosi epatica aumentano la loro prevalenza con l'età, ma anche a causa dell'aumentata infiammazione che il virus stesso provoca. - ha affermato Antonella D'Arminio Monforte, Direttore Clinica Malatie Infettive e Tropicali Dipartimento di Scienze della Salute ASST Santo Paolo e Carlo, Polo Universitario di Milano - Rispetto agli individui non infetti, nei pazienti HIV positivi le comorbidità possono insorgerepiù precocemente». Le malattie cardiovascolari sono più comuni, con un rischio di ipertensione che raggiunge il 43%, e quello di infarto il 5%, contro l’1% della popolazione generale. Aumentano anche l’incidenza dell’osteoporosi, che comporta il 50% di rischio in più di subire fratture, i disturbi neuro-cognitivi che insorgono nel 52–59% dei pazienti, mentre ansia e depressione colpiscono fino al 26% di persone affette da HIV in Europa rispetto al 7% della popolazione generale. La probabilità di sviluppare tumori è in media il doppio rispetto alla popolazione generale, il rischio di epatite cronica è superiore di otto volte, e quello di insufficienza renale di cinque volte. «La vera sfida, oggi, è quella di fissare nuovi obiettivi, che vadano oltre il raggiungimento di una viremia non rilevabile.– ha precisato Simone Marcotullio, Vice Presidente Associazione Nadir – Per questo è importante che il paziente si senta protagonista del suo percorso di salute, che contempli sia impegno nella prevenzione, ma anche attenzione alla diagnosi e alle strategie terapeutiche, in accordo con il proprio medico». «Un contributo molto importante alla diffusionedi questa percezione è stato dato anche e soprattutto dai pazienti, ovvero da coloro che si sono trasformati in “attivisti” nella lotta contro l’AIDS. - ha continuato Corbellini -Per gli storici della medicina e della salute, i pazienti sieropositivi e con AIDS sono un caso storico molto interessante ed istruttivo, in quanto sono riuscitia far riscrivere l’agenda della regolamentazionedegli studi clinici per ottenere farmaci efficaci sviluppati e commercializzati rapidamente e a prezzi accessibili. Una delle principali caratteristiche di questo forte attivismo consiste nel fatto che i pazienti non hannomai pensato che le soluzioni potessero venire da qualche strada alternativa alla ricerca scientifica e a rigorosi controlli sulla sicurezza e l’efficacia dei trattamenti». Sul sito di HIV: GUARDIAMO OLTRE : informazioni specifiche su come “invecchiare bene”, risposte alle domande più frequenti sull’HIV, video-interviste con i consigli degli esperti e delle Associazioni coinvolte nel progetto. |
Giovedi, 28 Marzo 2024 13:16:48 CercaThis Web Site can be translated to your language:
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