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Boy erased. Vite cancellate.
Un pugno nello stomaco. Decisamente forte e ben assestato. Ovviamente non vi racconterò il film che vanta attori quali Nicole Kidman, Russell Crowe, Lucas Hedges e Joel Edgerton. È ispirato all’esperienza di Garrard Conley, da lui stesso raccontata nel libro Boy Erased: A Memoir of Identity, Faith e Family. Il libro di Conley è stato pubblicato nel 2016 dalla casa editrice Penguin Random House ed è edito in Italia da Edizioni Black Coffee. Il regista Joel Edgerton ha incontrato Garrard Conley in un caffè di Brooklyn un freddo pomeriggio del febbraio del 2017. Sin da quel primo giorno, l'obiettivo del film è sempre stato quello di accrescere la consapevolezza riguardo agli effetti dannosi della terapia di conversione e di offrire finalmente sullo schermo giustizia alla storia personale di Garrard. Nonostante siano passati quattordici anni dal periodo che ha trascorso in terapia di conversione nella comunità Love in Action, per Garrard Conley le immagini, i suoni e il trauma della sua esperienza sono vividi come allora: la scritta lucida che elencava i Dodici Passi sulle pareti candide della struttura, la cadenza delle istruzioni dei suoi consiglieri, la sensazione delle sedie imbottite contro la sua camicia bianca abbottonata dietro. «La mia speranza è che il film Boy Erased - Vite cancellate perpetui il progetto del mio libro di memorie. Raccontando la mia storia, il nostro desiderio è quello di esprimere solidarietà a tutti coloro che sono stati sottoposti alla terapia di conversione. Ma altrettanto importante per il nostro progetto è la questione di come questo tipo di violenza possa essere perpetrata da persone che, fondamentalmente, si amano l'un l'altra. Speriamo di riuscire a far comprendere agli spettatori che questo tipo di ingiustizie sociali non è sempre il frutto del pensiero e delle azioni di mostri, ma a volte nasce da persone a noi vicine, figure tragiche la cui morale è spesso contraddetta dalle azioni. "Voglio convincere tuo padre che quello che ha fatto è sbagliato", mi ha detto Joel mentre tornavamo in aeroporto. "E voglio farlo in una lingua che lui e altri come lui spero capiranno». Conclude Garrard Conley.
La terapia riparativa oggi Attualmente, in 36 stati americani non esiste una legge che proibisca la terapia di conversione, mentre in altri 14 stati oltre a Washington D.C. sono state approvate delle leggi per proteggere da tale terapia i giovani LGBTQ. L'American Psychiatric Association afferma che i potenziali rischi della "terapia riparativa" sono molti e includono depressione, ansia e comportamento autodistruttivo, poiché l'allineamento del terapeuta con i pregiudizi sociali contro i ragazzi LGBTQ può rafforzare l'odio verso se stessi già sperimentato dai pazienti. Molti pazienti sottoposti a "terapia riparativa" riferiscono che a loro è stato falsamente insegnato che le persone LGBTQ sono individui soli e infelici che non raggiungono mai l'accettazione o la soddisfazione. Non viene mai ventilata la possibilità che la persona possa raggiungere la felicità ed avere relazioni interpersonali soddisfacenti come omosessuale o lesbica, né sono previsti approcci alternativi per affrontare gli effetti della stigmatizzazione sociale discussa. Nel 2009, il Royal College of Psychiatrists ha dichiarato che "condivide le perplessità dell'American Psychiatric Association e dell'American Psychological Association, riguardo al fatto che le posizioni esposte da parte di organismi come l'Associazione nazionale per la ricerca e la terapia dell'omosessualità (NARTH) negli Stati Uniti non sono supportate dalla scienza". Nel 2010 in Italia è stato pubblicato un documento sottoscritto da psicologi, psichiatri, psicoterapeuti, psicoanalisti, studiosi e ricercatori nel campo della salute mentale e della formazione per condannare ogni tentativo di patologizzare l'omosessualità, affermando che "qualunque trattamento mirato a indurre il/la paziente a modificare il proprio orientamento sessuale si pone al di fuori dello spirito etico e scientifico". Il Consiglio Nazionale dell'Ordine degli Psicologi (CNOP) si è espresso più volte sulla dannosità delle terapie riparative e contro la concezione dell'omosessualità come malattia. Nel 2015, le Nazioni Unite si sono pronunciate contro le terapie di conversione e altri trattamenti indegni ai quali le persone LGBT sono sottoposte. La relazione annuale sui diritti fondamentali nell'Unione europea adottata nel 2018 si congratula per le iniziative che vietano le terapie di conversione per le persone LGBTI. Eppure ci sono esseri meschini e pericolosi che continuano a condannare le persone LGBT e a pensare che si devono curare anche facendo ricorso alla violenza.
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Domenica, 28 Aprile 2024 09:50:17 CercaThis Web Site can be translated to your language:
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