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Leggi contro LGBTI in Africa: solo la punta dell’iceberg

 

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La Law Society
of Upper del Canada e la Human Rights Watch hanno espresso forte condanna e timori per le leggi recentemente approvate in Nigeria e Uganda contro la comunità LGBTI. E la repressione è ancora più grave e profonda.






Le recenti leggi approvate in Nigeria e Uganda contro la comunità LGBTI sono state condannate dallo organizzazioni per i diritti internazionali, in particolare vi sono state forti prese di posizione da parte della Law Society of Upper Canada -l'organo di governo per 46200 avvocati e 6mila assistiti nella provincia dell’Otario-e della Human Rights Watch. E si tratta solo della punta dell’iceberg di una ben più ampia e pericolosa repressione dei diritti umani che coinvolgono tutta la popolazione dei due Paesi.
 

Iniziamo con l’Uganda. 

La legge anti-omosessualità non è l’unico problema che si abbatte sulla libertà civile in Uganda, lo sostengono Human Rights Watch e altre Organizzazioni per i diritti civili. attivisti-ugandesi

La decisione del presidente ugandese Museveni di firmare una legge che rende l'omosessualità punibile con l’ergastolo e criminalizza gli attivisti per i diritti dei gay ha attirato taglienti condanne in tutto il mondo. Essa è destinata ad influenzare le relazioni internazionali, purtroppo però questo è solo la punta dell'iceberg di molti altri problemi che affliggono i diritti umani in Uganda coinvolgendo molte persone. 

La repressione degli attivisti e della società civile non è un fenomeno nuovo in Uganda. Proteste pacifiche in passata sono state violentemente represse dalla corruzione cronica in questo Paese, ormai da diversi anni, con la polizia che sparava sui manifestanti, uccidendoli in diverse occasioni. Human Rights Watch e altre organizzazioni hanno documentato queste tendenze in report dettagliati. Le organizzazioni hanno evidenziato che gli attivisti LGBTI sono stati picchiati dalla polizia e ai membri della società civile è stato regolarmente impedito di fare il loro lavoro. I politici dell'opposizione sono stati regolarmente rinchiusi con la scusa di "assembramento illegale" o "istigazione alla violenza". 

La posizione del Governo ugandese è stata descritta da Amnesty International come “un duro colpo all'apertura di un dibattito politico”, la legge consente alle autorità di arrestare, da tre o più persone durante le "riunioni politiche" anche se le discussioni avvengono in case private.

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E la situazione non è migliori per i giornalisti. Nel maggio dello scorso anno il Governo ha chiuso due quotidiani nazionali e le stazioni radio associate dopo che avevano pubblicato una storia relativa a un complotto per assassinare alti funzionari mondiali in modo da agevolare la successione del figlio del presidente.
 

Diverse persone sono state arrestate per essere sottoposte a interrogatorio, mentre la polizia ha usato gas lacrimogeni per picchiare i giornalisti fuori dalla redazione del giornale. I reporter di Radio Show Host sono stati segnalati ed arrestati ed accusati di "ospitare parlamentari ribelli " nei loro studi, mentre le forze di sicurezza hanno picchiato e molestato i giornalisti che facevano reportage sulle manifestazioni. 

 

L'Uganda sta attraversando una fase critica del suo sviluppo. Si trova al centro di un periodo fortunato in molti settori dal petrolio, al gas minerario, denaro che, se gestito correttamente, potrebbe aiutare a sollevare la popolazione dalla povertà; ma lo stesso denaro potrebbe anche consolidare la corruzione agevolando quell’élite che attua strategie sempre più repressive.

 

La difesa dei diritti e della libertà fondamentale è cruciale per evitare la "maledizione " delle risorse che ha rovinato molti altri Paesi.attivisti-ugandesi2

La legge contro l’omosessualità è un esempio particolarmente preoccupante sui diritti individuali e delle minoranze in Uganda, anche se purtroppo non è l' unico a preoccupare. La comunità internazionale dovrebbe intervenire in modo duro per sostenere i diritti umani universali in questo Paese e per far capire al Governo che non starà a guardare le mosse della solita élite per ampliare ulteriormente il suo potere.

  

E in Nigeria… 

La Law Society of Upper Canada -l'organo di governo per 46200 avvocati e 6mila assistiti nella provincia dell’Otario- ha espresso forte preoccupazione per gli avvocati e gli attivisti dei diritti umani che intendono rappresentare persone LGBTI (lesbiche, gay, bisessuali, transgender ed intersessuali) in Nigeria in quanto potrebbero trovarsi ad affrontare molestie. 

La Nigeria ha emanato la legge che vieta il matrimonio per le coppie dello stesso sesso il 7 gennaio scorso. Il provvedimento non vieta non solo il matrimonio fra persone omosessuali ma anche la testimonianza e la complicità nel favorire il matrimonio stesso, e le manifestazioni di affetto in pubblico.

 Inoltre, la legge proibisce la “prestazioni di servizi” per aiutare le persone omosessuali e le sovvenzioni a club gay, società e organizzazioni LGBTI. 

Le persone che forniscono servizi alla comunità LGBTI rischiano una condanna fino a 10 anni di carcere. 

La legge non chiarisce cosa si intende per "prestare servizio", questa ambiguità ha un effetto raggelante sugli avvocati nigeriani e aumenta le probabilità che la comunità LGBTI fatichi in questo modo ad avere servizi legali. 

 

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Gli avvocati al servizio di clienti omosessuali e di organizzazioni LGBTI devono affrontare la stigmatizzazione che ha un effetto devastante, visto che sempre un minor numero di legali è disposti a rappresentare la comunità gay. La comunità LGBTI è spesso emarginata e impoverita. E gli avvocati sono sempre più intimoriti di poter essere giudicati colpevoli per associazione.

 

La Law Society è profondamente preoccupata del fatto che i giuristi che lavorano in tutela e al rispetto dei diritti fondamentali in Nigeria possano essere messi in condizioni di non poter reclamare le loro facoltà ai sensi del diritto internazionale. 

Gli strumenti internazionali sui diritti dell'uomo compresa la Dichiarazione Universale ed il Patto internazionale relativo allo stato dei diritti civili e politici dicono che il rispetto è essenziale per far progredire lo stato. 

L'articolo 16 dei principi fondamentali delle Nazioni Unite sul ruolo degli avvocati afferma: "i governi devono garantire che gli avvocati siano in grado di svolgere tutte le loro funzioni professionali senza alcuna limitazione, ostacoli, molestie o interferenze, di poter viaggiare e consultarsi con i loro clienti liberamente e non devono soffrire o non devono essere minacciati con sanzioni penali o amministrative ,economiche o quant'altro , per impedire qualsiasi azione intrapresa dai professionisti  a norma dei doveri professionali riconosciuti dagli standard di etica". 

L’articolo 18: "Gli avvocati non possono essere identificati nei loro clienti ed essere intralciati nelle loro cause e nel normale svolgimento delle loro funzioni".  

 

La Law Society ha esortato il governo della Nigeria a garantire tutti i diritti procedurali e, in ogni circostanza, l'integrità fisica e psicologica degli avvocati a garantire che tutti gli avvocati possano svolgere le loro attività in modo pacifico e senza timore di alcuna violenza fisica o di qualsiasi altro tipo che vada contro i principi dei diritti umani; a garantire il rispetto in ogni circostanza la libertà dei diritti dell'uomo e dei diritti fondamentali in linea con gli stancar internazionali e agli strumenti internazionali; a porre fine a tutti gli atti di molestia contro avvocati e difensori dei diritti umani in Nigeria.  

Inoltre, la Law Society ha sollecitato la comunità giuridica a intervenire a sostegno dei membri della professione legale nel loro sforzo per far progredire il rispetto dei diritti umani e di promuovere lo stato di diritto.
Tobias Pellicciari



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