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Mithly, una rivista marocchina per i diritti lgbt
Il giornale, tra l’altro, ha pubblicato uno studio sui suicidi fra marocchini omosessuali e un libro di un algerino transessuale di nome Randa. Quando è uscita non sembrava il momento migliore per lanciare la rivista a favore dei diritti dei gay, che sotto attacco in tutta l'Africa, ma i proprietari di Mithly hanno ritenuto che in Marocco sarebbe stato un segno di progresso. In Marocco uomini e donne tendevano a mantenere segreta la loro omosessualità. «L'edizione cartacea è stata venduta in modo informale perché mancava della licenza di distribuzione da parte del governo», ha spiegato Samir Bargachi, coordinatore generale di Kif-Kiff, gruppo per i diritti dei gay del Marocco ed editore della rivista. Inoltre, Bargachi, intervenendo sul sito Afrik.com, ha aggiunto che Mithly «ha l'opportunità di far cambiare il punto di vista sulle persone omosessuali e di interagire direttamente con la società». La pubblicazione in lingua araba ha venduto 200 copie. L'omosessualità è un tabù nel mondo arabo, la legge marocchina punisce "atti osceni contro natura con un individuo dello stesso sesso" con una pena fino a tre anni di carcere e una multa; fortunatamente le condanne sono rare. Kif-Kiff è un espressione nord africana e significa approssimativamente "tutti uguali". Il gruppo, che ha base in Spagna, non è stato legalmente riconosciuto in Marocco e non può fare campagne apertamente. Parlando dalla sua casa a Madrid ,Bargachi ha detto: «Molti Kif-Kiff hanno avuto problemi con le loro famiglie,mantenendo la residenza in Marocco, altri sono stati buttati fuori di casa, o anche dall' università e dal lavoro». L’editore e i suoi sostenitori sono convinti che la rivista, per avere più aderenza, dovrebbe poter essere legalmente riconosciuta. L'unione Europea considera la difesa del Marocco e delle libertà individuali vitali per i colloqui ed i rapporti commerciali e d'investimento. Alcuni attivisti per i diritti umani sostengono che l'omosessualità è sempre esistita in Marocco, riferimenti si possono trovare nei canti tradizionali al-Malhoun alcuni dei quali raccontano storie d'amore fra uomini. «I marocchini - ha affermato l’attivista Khadija Rouissi - sono sempre stati tolleranti verso i gay, non li hanno mai perseguitati. Perchè oggi non sono più tolleranti? Perché alcune persone vorrebbero portare un marchio fanatico dell'Islam». Per Bargachi, la consapevolezza pubblica dei diritti degli omosessuali è migliorata in Marocco negli ultimi anni, anche se la stampa conservatrice ha ancora molti pregiudizi. «Un sacco di gente - aggiunge Bargachi - pensa ancora che gli omosessuali siano pedofili o malati di Aids». Mentre esistono censure sui libri e sulla vendita di alcol ai mussulmani, il sesso al di fuori del matrimonio e di altri così detti crimini morali vengono spesso ignorati dalla polizia; tuttavia l’omosessualità rappresenta ancora un tabù in questa società conservatrice.
Il Marocco ha una cultura maschilista, con rigidi ruoli di genere che richiedono a un maschio, a prescindere dal suo orientamento sessuale, di sposarsi e di avere dei bambini. Il governo ha anche dimostrato la sua repressione contro l'omosessualità con diversi arresti.
Anche se l’Imam di Washington ha aperto le porte della propria moschea alle coppie omosessuali, la strada per l'uguaglianza è ancora lunga.
Chi è interessato ad approfondire l’argomento islamismo e omosessualità, può leggere anche l’intervista a Pier Cesare Notaro, coordinatore del progetto Moi.
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Giovedi, 25 Aprile 2024 21:00:57 CercaThis Web Site can be translated to your language:
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