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Omo/transfobia e razzismo: una radice comune

 

Purtroppo questo 2012 si è aperto, oltre che con i drammi generati dalla crisi economica e con le azioni di una criminalità sempre più efferata, anche con una recrudescenza di attacchi alle persone omo/transessuali. (...)

 

LE DICHIARAZIONI
Per quanto riguarda Giuseppe Ripa, la sua vicenda è stata rilanciata in ogni dove e la conclusione – le sue dimissioni – sono commentate in Articolo21 da Marinella Zetti (trovate il link a fondo pagina). 

In questo inizio di 2012, il criminologo Francesco Bruno – salito agli “onori” della cronaca per le sue discutibili frequentazioni di certi “salotti televisivi” – ha rilasciato un’intervista nella quale, ancora una volta, ha espresso il suo pensiero omofobico. Per la precisione, al sito online Pontifex (che si definisce un “Blog di apologetica cattolica”), Bruno ha detto: «se la omosessualità non è malattia, come dice la OMS, deve però parlarsi di anormalità. Siamo nel campo, quando la omosessualità non viene scelta volutamente, di anormalità funzionali essendo il sesso volto naturalmente alla procreazione. Per farmi capire. L'omosessuale nato, lo è per una disturbo di personalità legato, probabilmente, ad una errata assimilazione dei ruoli dei genitori, o anche a cause organiche che sarebbe complicatissimo spiegare. Tuttavia, è nella stessa situazione, dal punto di vista concettuale, di chi è handicappato, sordo o cieco. Per queste categorie, con una certa ipocrisia si dice diversamente abili, non vedenti e simili. Il gay è diversamente orientato per la sessualità e quel diversamente la dice lunga sulla normalità.»

 

Bruno Volpe, l’intervistatore di Pontifex, chiede ancora: «I genitori, nella sua lunga esperienza, sono contenti di un figlio gay?»
E a questo punto il criminologo risponde: «assolutamente no e ne ho avuta in cura molti. Chi dice che padre e madre sono contenti o accettano la diversità del figlio, mentono sapendo di mentire. Per due genitori, sapere che il proprio figlio ha questa orientazione, è un trauma anche grande. Magari lo superano o riescono ad elaborarlo, ma il colpo è molto forte. Questo fatto denota che anche a livello di comune sentire, e non è roba da poco, la omosessualità va considerata anormalità.»

 


OSSERVAZIONI
Cominciamo dalla fine. Sarebbe interessante sentire, a proposito dei genitori di “figli gay”, cosa ne pensano quei genitori che proprio perché madri o padri di un figlio gay, per supportarlo e aiutarlo meglio si sono riuniti in un’associazione… Ascoltare il parere, ad esempio, di uno dei tanti iscritti ad Agedo, a Famiglie Arcobaleno o a Rete Genitori Rainbow…
E’ assolutamente ingiusto e, in questo caso sì, “traumatico” leggere quello che dichiara Bruno. Immaginiamoci al posto di un genitore che “scopre” l’omosessualità o la “transessualità” del proprio figlio/a e viene a conoscenza del parere dell’esimio criminologo…

 

Per inciso, l’attacco ingiurioso sferrato da Bruno e stimolato dal suo intervistatore, ha come oggetto solo il “gay”, inteso nel senso di omosessuale maschile. I sottintesi – e cioè le lesbiche, le persone trans bisessuali e intersessuali – sono lasciati in un limbo ancora peggiore: sembra che per i protagonisti di questo dialogo, essi non abbiano neppure diritto d’esistere.

 

Tornando al genitore di una “persona” Lgbtqi (Lesbica, Gay, Bisessuale, Transgender, Queer, Intersessuale) noi ci chiediamo quanto terapeutica possa considerarsi la dichiarazione di Bruno che «ne ho avuta in cura molti.» Ci piacerebbe, a questo proposito, leggere una presa di posizione dell’ordine professionale cui Francesco Bruno appartiene, e comunque una dichiarazione in merito da parte dell’Ordine nazionale dei Medici che chiarisca, una volta per tutte, che quanto detto dal criminologo cosentino, è di grave pregiudizio per tutta la categoria professionale cui egli appartiene.

 

Ma torniamo all’inizio della dichiarazione di Bruno.
Egli dice: «se la omosessualità non è malattia, come dice la OMS, deve però parlarsi di anormalità.» e poco oltre: «è nella stessa situazione, dal punto di vista concettuale, di chi è handicappato, sordo o cieco.»

 

Una prima risposta autorevole è arrivata nella serata del 10 gennaio 2012 da parte di Fabrizio Marrazzo, portavoce del Gay Center: «lo psichiatra Bruno ha bisogno di curare la sua omofobia. Fa affermazioni che denotano un suo stato patologico di ossessione paranoica nei confronti dei gay. Visto che è abituale frequentatore di salotti televisivi quello che dice rischia anche di avere una eco pubblica. quindi si invitano i conduttori di talk show a evitare di invitarlo in tv».
Purtroppo il resto della comunità Lgbtqi italiana, nel momento in cui scrivo, non ha espresso altri commenti, ma forse una ragione c’è. Già nel 2010 (precisamente il 31 gennaio 2010) Bruno aveva dichiarato a Ponifex che l’omosessualità è: “una patologia e un grave disordine mentale”, e in quell’occasione la comunità italiana Lgbtqi era insorta e numerose associazioni gay (tra le quali Arcigay) avevano denunciato il criminologo all'Ordine dei medici…. Invano, aggiungo io...
Così questa volta, forse, hanno preferito risparmiare le loro energie. Peccato!

“Peccato” perché il danno che quest’uomo causa colpisce, ogni giorno, nuove persone, crea nuove vittime, accresce il dolore e la sofferenza di molti. 
“Peccato” perché le sue “idee marce” raggiungono e fidelizzano altri scarti della società e diffondono omofobia, pregiudizi e falsità.

Mettiamoci nei panni di un gay (ma anche di una lesbica, di una persona transgender, ecc.), immedesimiamoci nelle difficoltà che questa persona incontra nell’accettare la sua “diversità”, e immaginiamola leggere le dichiarazioni di Bruno. Quello che è SOLO un orientamento sessuale diventa una “anormalità”, lui/lei sono nella stessa situazione di un handicappato, di un sordo o di un cieco. Ergo, se possono, devono… curarsi e comunque, rispetto al resto della popolazione, hanno un handicap!

 

GLI ADEPTI
Abbiamo definito il silenzio della comunità Lgbtqi italiana un “peccato”, difatti i “cattivi maestri” generano subito seguaci, se possibile, persino peggiori dei loro maestri. A questo proposito si possono leggere, sul sito di Pontifex, i commenti lasciati dai frequentatori di quelle pagine ancora online (nonostante le denuncie, anche recenti a tribunali e Istituzioni).
Ma si possono anche leggere le parole di Domenico Scilipoti che ha dichiarato: «Non cambio idea, l’omosessualità per me era e resta una cosa anormale. La condotta omosessuale quando si traduce in atti, è una cosa che va contro la natura» e poi: «molti la pensano come Ripa ma per ipocrisia stanno zitti».

 

LA GRAVITA’ DELL’OMOFOBIA
E veniamo alla ragione di questo editoriale…
L’omofobia, a mio giudizio, è solo una delle manifestazioni razziste che inquinano e minacciano la nostra convivenza sociale. Troppo spesso le persone non coinvolte in tematiche relative alla omo/transfobia hanno una reazione di insofferenza quando in cronaca viene riportata un’aggressione fisica o verbale a una persona omo/transessuale. Avvertono l’omofobia come qualcosa di distante, di lontano da loro. Dimenticando la splendida poesia di Bertold Brecht… e non solo. Io mi sono soffermata a lungo sulla dichiarazione di Scilipoti (quella che dice: «molti la pensano come Ripa ma per ipocrisia stanno zitti»), quel “molti la pensano come Ripa”…
E difatti ci sono molti, moltissimi omofobi nel nostro disgraziato Paese.
Un Paese nel quale la maggiore autorità religiosa (Papa Benedetto XVI) si permette di denunciare: «le politiche lesive della famiglia» quelle che «minacciano la dignità umana e il futuro stesso dell'umanità». A farci conoscere il pensiero del Pontefice è Yuri Guaiana, Segretario dell’Associazione Radicale Certi Diritti, che commenta: « Evidentemente il Papa preferisce mettersi al fianco di tutti gli integralismi religiosi che, dall'Africa all'Asia alle Americhe e purtroppo ancora oggi all'Europa, condannano i diritti umani piuttosto che dell'ufficio ONU per l’Alto Commissario dei diritti umani (OHCHR), del Consiglio d'Europa, del Segretario di Stato Americano per i quali i diritti gay sono diritti umani».

 

Ma per capire la gravità di questa recrudescenza di omofobia bisogna guardare oltre.
Gli omofobi, così come i razzisti, i fondamentalisti, sono molti e, come precisa Scilipoti, “stanno zitti”. O, molto spesso, si mimetizzano nel politically correct, e quindi fanno finta di sorridere ai migranti, strizzano l’occhio al Vaticano mente fanno affari con la comunità islamica, sono concordi con le dichiarazioni xenofobe di Carderoli e intanto aiutano la Caritas di quartiere…
Sono in mezzo a noi e proliferano nell’ombra.

 

Ed è questo il rischio di minimizzare gli attacchi omo/trasnfobici, di “fare spallucce” alle dichiarazioni dei vari Ripa, Bruno e Scilipoti…
L’omofobia è una, ma solo una, delle peggiori manifestazioni del razzismo strisciante che alberga nella nostra società; la radice di omofobia e razzismo è comune, e sottovalutarla, lasciarla transitare nell’indifferenza significa che domani potremmo ritrovarci a dire, con Brecht: “Un giorno vennero a prendere me, e non c'era rimasto nessuno a protestare”.
Purtroppo… 
Flaminia P. Mancinelli 
(11 gennaio 2012)

 

La poesia di Bertold Brecht
(attribuita anche al pastore Martin Niemöller)
Berlino, 1932

Prima di tutto vennero a prendere gli zingari 
e fui contento, perché rubacchiavano.

Poi vennero a prendere gli ebrei 
e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.

Poi vennero a prendere gli omosessuali, 
e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.

Poi vennero a prendere i comunisti, 
ed io non dissi niente, perché non ero comunista.

Un giorno vennero a prendere me, 
e non c'era rimasto nessuno a protestare.
B.B. 

 

Link di approfondimento:

Su Giuseppe Ria

Il Sito dell’Associazione Agedo

Il Sito dell’Associazione Famiglie Arcobaleno

Il Sito dell’Associazione Rete Genitori Rainbow

Il sito dell’associazione Certi Diritti



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