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Valenza politica del Pride
Per molti dire “Pride” – che letteralmente significa “orgoglio” – significa usare un sinonimo di omosessuale, visto che i Pride nel nostro Paese, per diversi anni, sono stati organizzati dai gay. (...) Già perché anche le lesbiche, come le persone transessuali, arrivano nell’immaginario collettivo solo in seconda battuta. Uno dei tanti retaggi del patriarcato che ci domina e condiziona? può darsi. Certo è che a questo proposito forse occorrerebbe aprire un altro ragionamento – circa la “visibilità”. Lo faremo in un prossimo futuro. Tornando al “Pride”, da anni, qui da noi viene discusso il suo valore e il suo significato, e –tanto per cambiare - le diverse Associazioni Lgbtqi esistenti nel nostro Paese ne rivendicano ogni anno l’organizzazione. Esiste un Pride nazionale sul quale convergono la maggior parte delle iniziative e dei contributi, ed esistono Pride locali, che ogni Associazione Lgbtqi è libera di organizzare sul proprio territorio. Cos’è il Pride? Anche a questo proposito non vi è un’interpretazione univoca, purtroppo.In origine il Pride – inteso come marcia dell’orgoglio gay – nacque per ricordare i moti di Stonewall, gli scontri tra la polizia di New York e persone omo/transessuali che ebbero luogo nel 1969. In seguito, nelle diverse Nazioni, le Associazioni Lgbtqi (Lesbian Gay Bisexual Trangender Intersex) hanno dato vita a manifestazioni annuali di Pride, con caratteristiche e svolgimenti differenti.
Eppure, in un Paese nel quale le persone Lgbtqi non vedono riconosciuti i loro diritti – a differenza di quanto accade nella maggior parte delle cosiddette “nazioni democratiche” – il Pride dovrebbe avere una forte valenza politica. Valenza politica. E’ proprio partendo da questa considerazione che dal 2010, a Roma, si è iniziato a costruire un Pride “diverso”. Un Pride che, accanto a carrozzoni musica e balli, manifestasse la richiesta di diritti delle persone Lgbtqi. Accanto alle bandiere colorate, ai palloncini, alle mascherate, infatti si sono visti spuntare i cartelli di condanna per gli atti di omo/transfobia, per il silenzio delle Istituzioni, per la censura del Vaticano. A Roma, il Comitato che ha organizzato il Pride 2010, ha prodotto un Documento Politico di grande valore, una pietra miliare per chi successivamente ha portato avanti le richieste delle persone Lgbtqi in Italia. Dopo l’Europride 2011 - del quale l’unica nota si è ridotta al commento della partecipazione di Lady Gaga alla chiusura della sfilata -, siamo tornati al solito andazzo. Il solito andazzo prevede che alcune Associazioni stabiliscano il luogo ove si terrà il Pride nazionale e ci si dimentichi di tutto fino a poche settimane precedenti la manifestazione. Poi i soliti carri, la richiesta di contributi economici alle istituzioni e qualche comunicato stampa… Durante la preparazione dell’innovativo Pride 2010 di Roma si era cominciata a introdurre una diversa visione per il Pride che, pur mantenendo le sue caratteristiche di “festa gioiosa”, avrebbe rappresentato la conclusione di un anno di attività e iniziative per il riconoscimento dei diritti delle persone Lgbtqi. E difatti quella importante modifica non è andata perduta… Poche settimane fa, a Bologna, si sono riuniti alcuni rappresentanti di Associazioni Lgbtqi ed hanno proposto (o stabilito?!) di tenere il Pride nazionale 2012 a Bologna. Nel documento del Circolo Queer di SEL leggiamo: A nostro avviso, una presa di posizione chiara che ben si accorda con la valenza politica che noi crediamo il Pride debba avere. Il Pride nazionale 2012 non può svolgersi a prescindere dal Pride 2010 di Roma, sarebbe un’assurda pagliacciata che penalizzerebbe la credibilità di quanto fatto sin’ora. Occorre cambiare i modi e le pratiche politiche, accrescere la “valenza politica” del Pride. E’ l’unica direzione possibile per ottenere ciò che in una società civile ci spetta in quanto “esseri umani”, i nostri Diritti calpestati. L’alternativa? Un colorato Pride di carrozzoni che sfilano per le nostre città sotto gli sguardi ironici di chi capita, succube alle gomitate d’intesa e al sarcasmo di chi vuole cancellarci, ignorarci, giudicarci senza appello. Allora, tanto vale abolirlo e senza rimpianti.
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Venerdi, 29 Marzo 2024 00:58:59 CercaThis Web Site can be translated to your language:
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