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Waadi, un simbolo... Ma di cosa?
La storia è semplice nella sua tragicità: un bambino di cinque anni lancia un sasso contro un uomo, intervengono dei militari e lo arrestano. Se a questa cronaca io non aggiungo altro alcuni, ascoltandola, si schiereranno subito in difesa del piccolo mentre altri, citando i principi “sacri” dell'educazione, giustificheranno l'operato dei militari.
E se il bambino fosse stato un Rom (quelli che si additano come “zingari)? oppure un bambino migrante, di quelli che arrivano sulle nostre coste su barconi di fortuna? Se quel bambino fosse stato un bambino rumeno e il colpito fosse stato un deputato della nostra sgangherata Repubblica, e a intervenire fosse stato il nostro esercito? I partiti dei giudicanti si sarebbe ulteriormente sfrangiato o...? O cosa? Un mio conoscente -persona onesta, serio lavoratore e cattolico praticante- non esitò in diverse occasioni a manifestarmi il suo livore nei confronti di quella etnia che lui chiamava (con tono di disprezzo) zingari... E per sua stessa ammissione, non avrebbe avuto dubbi a cacciarli dall'Italia.
Una mia amica, a questo punto, non esiterebbe a citare un passo della Bibbia: antico o nuovo testamento, versione greca o originale aramaico, versione di Diodati o... fa lo stesso. Il Libro è costellato di narrazioni, parabole e metafore che descrivono questa piaga dell'essere umano. Perché il problema di noi esseri umani è tutto qui, anzi potremmo dire: è “solo” questo. Ma non è questa alla fin fine la ragione oggi del mio scrivere, no. Io condanno i militari israeliani, ma è ovvio, a me viene facile... Con i militari ho il dente avvelenato dall'infanzia :) … Il bambino dovrebbe vivere in un clima differente per pretendere da lui atteggiamenti consoni a un bambino, minor violenza, meno aggressività. Ma Waadi vive là, e quindi le ipotesi per assurdo non servono.
Quello che a me indigna, in realtà, e che mi spinge a scrivere queste poche righe, sono le sentenze e i giudizi fioccati un po' dovunque; dalla prima pagina de La Repubblica, a firma Adriano Sofri, alle decine di Post che mi è capitato di leggere girellando sul Web.
E l'effetto ultimo qual è poi? Ci facciamo l'abitudine. Sia alle violenze che alla loro strumentalizzazione. Lo spreco di sostantivi e di aggettivi, tutto quell'esercizio di retorica, ha l'effetto di allontanarci dalla realtà, dalla nostra naturale empatia. |
Venerdi, 29 Marzo 2024 15:47:55 CercaThis Web Site can be translated to your language:
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Commenti
L'ipocrisia di un perbenismo di facciata, teso solamente a salvaguardare la propria intimità a scapito di chiunque altro.
Ciò che ci accade intorno si può commentare fino al momento che non tocca noi, la nosta carne! Da quel momento prevale solo il nostro interesse, e si perde di vista il senso del diritto e quello che ne consegue.
Grazie
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