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Bandiere RGR

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Nasce una nuova associazione focalizzata sui genitori LGBT con figli da relazioni etero. Cecilia d'Avos, co-presidente dell'Associazione, ne racconta obiettivi, iniziative e servizi.


 

 

Rete Genitori Rainbow nasce dall’iniziativa di quattro genitori, gay e lesbiche con figli da precedenti relazioni etero. Nella Comunità esistono già Famiglie Arcobaleno e Agedo, cerchiamo di capire qual è la specificità della neonata RGR.
«Siamo tutte e tre associazioni di genitori, e questo talvolta genera confusione, ma a ben guardare le differenze sono chiare. – spiega Cecilia d’Avos, co-presidente dell'Associazione- Agedo è un’associazione composta dai genitori di persone omo o transsessuali. Genitori che, invece di rifiutare l’identità dei propri figli, l’hanno accolta e ora si battono in prima persona per i diritti delle persone LGBT.

Famiglie Arcobaleno è, come la nostra, una associazione di genitori LGBT. In Famiglie Arcoblaneno però la grande maggioranza dei soci è composta da coppie di gay e di lesbiche che, a causa delle assurde leggi italiane in materia di procreazione assistita, si sono dovute recare all’estero, o intendono farlo, per avere un figlio attraverso la fecondazione assistita o la surrogacy.

Rete Genitori Rainbow si focalizza sui genitori LGBT con figli da relazioni etero. Persone che, ad esempio, stanno uscendo da un matrimonio e devono affrontare questioni quali ilcoming-out ai figli, la separazione legale, il rapporto tra l’attuale compagno/a e i propri figli: problemi in buona sostanza differenti da quelli degli “omogenitori”». 

Altre caratteristiche di Rete Genitori Rainbow sono il rispetto della richiesta di anonimato da parte di chi chiede supporto e, in quanto Associazione di Volontariato, l’offerta di aiuto anche a chi non è socio.

GLI OBIETTIVI
Il primo obiettivo e’ offrire sostegno ai genitori LGBT affinché arrivino a vivere serenamente e apertamente la propria condizione.
«Crediamo che il nostro ruolo “sul campo” sia necessario – afferma d’Avos – anche per evitare che molti, soprattutto provenendo da ambienti “tradizionali”, cadano nelle mani di chi sostiene di poter “riparare” la loro omosessualità».maglietta RGR

Per cogliere gli obiettivi RGR offre una ampia gamma di servizi: il sito Internet arricchito costantemente, il Forum diventato un luogo prezioso di confronto sulle storie e sui percorsi dei tanti che hanno preso piena consapevolezza della propria identità o del proprio orientamento solo dopo essere diventati genitori.

A questo si aggiunge una linea telefonica di ascolto a cui rispondono tutti i lunedì sera i Volontari dell’Associazione. «Il numero attuale e’ 06-92.93.82.67, ma appena saranno risolti alcuni problemi tecnici indipendenti dalla nostra volontà – precisa Cecilia d’Avos – dovremmo avere nuovamente attivo lo 06-991.96.976. Inoltre stiamo lavorando con un team di psicologi specializzati per offrire seminari in varie città d’Italia su temi di interesse dei nostri utenti e, sempre con la loro collaborazione, stiamo creando una rete di psicologi non omofobi».
L’associazione è attiva sui social network: Facebook, Twitter, Flickr e Youtube.
«Su Youtube –sottolinea d’Avos – si trovano gli interessantissimi video della tavola rotonda su “Genitorialità LGBT con figli da relazioni eterosessuali” che abbiamo organizzato avvalendoci di esperti in occasione dell’EuroPride» .

GENITORI E FIGLI
L’associazione accoglie genitori e figli, per i genitori il principale problema si può sintetizzare in una frase:”come uscire da questa situazione”. Spesso, infatti, si tratta di madri e padri che hanno da poco capito la propria vera natura, e si trovano ancora all’interno di una relazione etero.
«Sono persone che vivono quotidianamente la paura che la separazione danneggi i figli o che provano sensi di colpa verso l’ex-partner. – spiega d’Avos – Nei genitori rainbow è forte il desiderio e allo stesso tempo il timore di andare pienamente incontro alla propria condizione di omosessuale. Si tratta quindi di una quotidianità pesante, in cui e’ fondamentale trovare sollievo dal confronto con una Cecilia d'Avosrete di persone nella stessa condizione. E’ anche importante offrire a questi genitori gli “strumenti psicologici” per affrontare al meglio momenti critici quale il coming out ai figli».
Anche per sull’altro versante non è facile, un figlio che viene a sapere dell’omosessualità o della transessualità del padre o della madre ha senz’altro bisogno di tempo per elaborare questa “novità”.
«Dall’esperienza personale e da quel che leggo sul forum, – afferma la co-presidente – posso dire che le tanto temute reazioni negative sono in realtà piuttosto rare. Spesso i ragazzi, dopo un periodo in cui hanno bisogno di metabolizzare la nuova situazione, apprezzano l’onesta’ del genitore e accettano di parlare apertamente della nuova situazione in cui si troveranno nel futuro. Non è però da sottovalutare l’omofobia, più o meno strisciante, presente negli ambienti che i nostri ragazzi frequentano, ed e’ importante che anche loro non si sentano “mosche bianche”. Anche per questo ci fa piacere che i ragazzi partecipino agli incontri che Rete Genitori Rainbow organizza.
Spesso i ragazzi stessi vivono una trasformazione positiva dopo il primo momento di disorientamento. Mia figlia ora parla tranquillamente della sua mamma lesbica con i compagni di liceo, e con loro ha partecipato ai Gay Pride!».

DIRITTI E OMOFOBIA
Anche se la nostra e’ una associazione “del fare”, – conclude Cecilia d’Avos – essenzialmente protesa nel sociale, siamo ben consapevoli della centralità delle questioni politiche, ed in particolare del ruolo che l’assenza di diritti ha nell’alimentare l’omofobia.

In quanto parte del movimento LGBT, ci impegniamo partecipando sia a livello politico che culturale per contribuire ad un cambiamento nella mentalità e nella legislazione del nostro Paese».
Marinella Zetti



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