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Non solo un’ autobiografia e un diario della transizione da maschio a femmina, ma anche una denuncia di una società perbenista, pronta a condannare e a sfruttare “il fardello della diversità”.
◊ - L'intervista L'INTERVISTA
R. Secondo me esiste un terzo genere, e direi comunque che nelle persone la tendenza verso il genere maschile o femminile sia molto meno netta e più complessa di quanto si possa immaginare. Finora sono esistiti solo i due generi perché i retaggi culturali non hanno permesso di mettere in luce anche gli altri generi che man mano stanno venendo fuori, e di cui prima si negava l’esistenza. Oggi, anche nel caso del transessualismo si fa già una netta differenza tra identità di genere e orientamento sessuale, mentre anni fa il confine era molto più netto. D. Qual è stato il momento più brutto e doloroso nel percorso di transizione? R. E’ stata la mia infanzia e la prima adolescenza. Il periodo poco prima del coming out, quando capisci che qualsiasi cosa tu sia stata in quel momento, deve andare necessariamente in frantumi per dar spazio a qualcosa di nuovo e ad una nuova vita. C’è una solitudine tagliente prima di fare coming out ed avere il coraggio di dichiararsi per ciò che si è. D. Chi ti ha aiutata nel tuo percorso: la Comunità LGBTQI, gli amici….? R. Direi un po’ gli amici. Quando ho iniziato il mio percorso a Ragusa la comunità LGBTQI era praticamente inesistente, non esistevano associazioni, e tendenzialmente le notizie o i consigli su come affrontare il percorso, a quali medici affidarsi, ecc, circolavano con il passaparola. D. Se potessi tornare indietro, cambieresti qualcosa o rifaresti le stesse scelte? R. Non me ne andrei di casa. Cercherei di stringere i denti e stare il più a lungo possibile con i miei, studiare, cercare di essere più forte per poter affrontare meglio il mondo del lavoro e la società. Per il resto inizierei da subito il mio percorso, come di fatto feci allora.
R. Suggerirei di avere pazienza con la famiglia, di essere deciso ma di non fare passi affrettati, di consultare più medici possibili prima di affrontare un intervento chirurgico irreversibile. E poi di confrontare i vari responsi dei medici. Ma, soprattutto, consiglierei di non tentennare e non aspettarsi emarginazione, perché spesso attiriamo su di noi proprio le cose che ci fanno più paura. Quindi raccomando di pensare positivo e attendersi accettazione dal prossimo.
Oggi Alessandra Di Martino ha riscattato la propria vita e vive tra noi. Con il passaparola, anche attraverso Facebook, il suo romanzo ha messo in subbuglio la comunità LGBT, facendo della Di Martino un’eroina, un’icona LGBT del ragusano e non solo, proprio per il fatto che il suo romanzo sta diventando una guida per non incappare nei pericoli in cui solitamente finiva chi iniziava un percorso di transizione. Alessandra racconta con crudezza, ma mai con volgarità tutto il suo percorso di transizione, doloroso e scottante, il passaggio da bambino ad adolescente che già sembra una ragazzina, i primi amori, le prime delusioni, il primo bacio, le ultime parole,il dolore di finire sulla strada per poter sopravvivere alla società e ad un corpo che non le appartiene, fino a realizzare il sogno di diventare Finalmente Donna. Finalmente Donna (A cura di Marinella Zetti)
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Venerdi, 26 Aprile 2024 13:30:19 CercaThis Web Site can be translated to your language:
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