Oggi mi sono sentito queer

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Tutto inizia da un incontro casuale con un uomo e suo figlio...





E’ una strana sensazione.

Tutto è partito dal mio dover svolgere commissioni tra casa di mia madre e la mia.

Mi incammino frettolosamente, a volte con lo smartphone che si frappone come interfaccia rispetto al mondo, ad un certo incedere che non mi piace o non considero bello.

Il telefono diventa il feticcio dell’incomunicabilità. Ad un certo punto, però, mi fermo. Osservo una scena. Una come tante. Vista centomila volte. Un uomo della mia età: quaranta o forse meno, spiega a suo figlio di sei, sette anni che Babbo Natale sta per ricevere la letterina scritta insieme e che forse avrà quel che desidera se si comporterà bene.

Quante volte quella frase.

Una stupida frase.

Una cazzata.

Ma stasera rallento. Sarà forse che stamattina mi sono soffermato ad un incontro che mi ha proiettato a oltre vent’anni fa con ricordi, emozioni, passioni.

Sento uno strana sensazione, guardo quell’uomo e il suo bambino. Immagino le sue giornate, gli appuntamenti, le arrabbiature, le risate, il metterlo a letto, l’andare a scuola, le braccia che lo stringono chiamandolo papà.

Ho una strana sensazione, quella che avverte chi ha fame. È una morsa, ma non è quello il motivo.

Il tempo passa, ho davanti ciò che non sarò mai.

La società mi ritiene non idoneo.

Non sono all’altezza, non posso esserlo, non ho il diritto di chiederlo e nessuno ha il dovere di renderlo possibile.

Non sarò mai padre.

Non sarò mai padre.

Non sarò mai padre.

I due si allontanano, riprendo il cammino.

Metabolizzo anche questo, come tante altre cose.

Chiudo gli occhi, l’aria fresca scaccia qualche pensiero.

Mi sento davvero queer stasera.

Ma oggi non è una bella sensazione.

Si entra nel supermercato.

Lì farò tante azioni omologate.

Ricomincia il processo di normalizzazione.

È tardi, devo sbrigarmi, la fila, la cassa, le sportine, il resto.

È tardi, non posso pensare.

GM