Manifesto per l'Autodeterminazione

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Un Manifesto per l'Autodeterminazione, per il Diritto della Persona, alla luce di tematiche quali: l'identità di genere e l'identità sessuale...

 

 

 

Forse dobbiamo partire dal vocabolario Treccani che spiega il significato di Autodeterminazione in questo modo: «autodeterminazione /autodetermina'tsjone/ s. f. [comp. di auto-¹ e determinazione]. - 1. (polit.) Atto con cui l'uomo si determina secondo la propria volontà: a. dei popoli, in diritto internazionale, il diritto dei popoli a scegliere da sé la propria condizione politica. 2. (topogr.) Operazione con cui s'individua sulla carta la propria posizione


Io preferisco questa definizione:
Autodeterminazione: Atto con cui l'essere umano, la persona, si determina secondo la propria volontà.

E quindi il passaggio successivo è: Io Sono.

Semplice e lapidario. Non occorre altro a testimoniare la nostra esistenza, il nostro diritto.

Ma…

Ma invece, continuamente, noi siamo ricondotti al processo perverso della normalizzazione.

Normalizzazione che si esplica sia dal punto di vista dell’identità di genere sia dal punto di vista dell’identità sessuale. Che significa vi sono 2 e solo 2 generi (uomo e donna) e una sola sessualità: quella etero.

Poi , se proprio volete, possiamo parlare (solo parlare) della femminilità presente in un uomo o della mascolinità manifesta in certe donne… Ma solo parlarne… non è necessario altro…

Così accade che chiunque percepisca se stesso come Altro rispetto a queste rigide categorizzazioni di identità di genere e di identità sessuale cada inevitabilmente nel tranello.

Il tranello, ma quale tranello?

Avverta, insopprimibile, la necessità di normalizzarsi.

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Per l’identità di genere normalizzarsi
significa cercare – secondo le modalità previste dalla legislazione e quindi dalle terapie- di uniformarsi ai modelli culturali vigenti: uomo e donna, secondo la rigida logica del binarsimo.
Per l’identità sessuale normalizzarsi significa allargare la possibilità dall’eterosessualità alla omosessualità e alla bisessualità.

E si è precipitati nel tranello, senza più alcuna possibilità di una via d’uscita.

Così invece che considerare tout court la condizione umana (di tutti), una condizione di identità di genere transgender, alcune e alcuni costringono se stesse/si a normalizzarsi -con operazioni chirurgiche e assunzione di farmaci e ormoni- sino a rientrare nel canone stabilito per un’identità di genere maschile o per un’identità di genere femminile.
Ma perché? Perché cadere nel tranello?
Per avere un diritto che già abbiamo? Per ricevere documenti che attestino ciò che già siamo?
Perché questa inumana costrizione a un’identificazione che, in quanto sovrastruttura culturale, non esiste se non in Mente Dei, ovvero nella perversità mentale di chi ci domina?
Allo stesso modo cadono nell’identico tranello perverso tutte quelle persone che hanno una sessualità altra da quella eterosessuale, nella fattispecie le persone omosessuali. Così lottano, in Italia come in Russia, da anni anche a costo della loro vita per ottenere lo stesso diritto al “matrimonio” permesso alle coppie “etero”.
Ma perché? Per ottenere un diritto che già appartiene loro? Per avere accesso a un rito (il matrimonio) che stabilisce un diritto economico e legislativo che si applica solo a coppie di maschio/femmina?
Solo un maschio e una femmina possono avere diritto a crescere i minori che hanno generato o che sono loro affidati, solo a chi è legato dal rito del matrimonio è consentito beneficiare di pensioni di reversibilità, di beni in comune o del diritto di decidere circa le cure e la fine vitae dell’atra persona.
E perché?

Autodeterminarsi significa capire che non vi è possibilità alcuna, né per Stati né per ordini costituiti né per apparati legislativi di alcun genere, di entrare nella sfera del Diritto della Persona e ordinarlo, normalizzarlo, determinarlo secondo regole e categorie che non solo non sono nella “Natura” ma non appartengono neppure lontanamente alla sfera del reale, per il fatto stesso che si tratta di mere convenzioni culturali.

Io sono: io secondo me stessa/o, secondo il mio Diritto di essere umano.
Io sono oggi il mio essere Donna ma domani sarò sempre e comunque Io nel mio esprimermi secondo un sentire maschile, e sempre io deciderò di amare un essere umano, senza nessuna altra necessità di definizione/categorizzazione di genere o sessualità.
A te Stato non importa la mia identità di genere, non ti serve per darmi i servizi sociali di cui necessito e per i quali pago le tasse, a te Stato non serve sapere con chi decido di fare l’amore, se questa mia scelta è “ortodossa” a un canone, a una categoria, e perciò-stesso non sei tu, Stato, a poter stabilire a chi mi è lecito lasciare i miei averi, la mia proprietà.
Così come non sei tu, Stato, a poter stabilire come deve concludersi la mia vita, ma sono io –in quanto mi Autodetermino- o chi io liberamente decido a poter scegliere delle cure o della mia soppressione.
Perché, semplicemente… Io sono.

Flaminia P. Mancinelli