Omofobia, come fermarla?

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no omofobia



Nel totale disinteresse dei politici che preferiscono garantirsi privilegi, continua l’intolleranza verso i “diversi”. Anche un libro, come Storia dell'omofobia di Paolo Pedote può aiutare a vincere la paura.



 

 

Non si ferma l’omofobia, quasi ogni giorno appaiono nuove scritte sulle porte delle Associazioni Lgbtqi. Le ultime, ma solo in ordine di tempo: gli insulti dipinti sui muri e sulla porta del Mario Mieli di Roma e lo striscione, firmato da Forza Nuova, con la frase “Le perversioni vanno curate” depositato davanti al Circolo Arcigay Cassero di Bologna.

Inoltre, queste scritte denotano un’intolleranza nei confronti del “diverso” che non colpisce solo la comunità Lgbtqi, ma che si estende anche a donne, immigrati, disabili… insomma a tutti coloro che non sono omologati con quello che uno dei tanti integralismi considera “normale”.

Oltretutto, scrivere su un muro uno slogan omofobo può generare in alcuni desiderio di emulazione, un’emulazione che può sfociare nella violenza fisica.

 

E’ possibile fermare l’omofobia?

Io sostengo che si deve fermare, anche se non è semplice. L’Italia, infatti, è uno dei Paesi occidentali con il più alto tasso di omo/trans fobia. Ma siamo abituati purtroppo a comparire ai primi posti nelle classifiche negative: uno per tutti la corruzione!

 

In quale modo si può fermare l’omofobia?

In primo luogo è indispensabile disincentivare gli atteggiamenti omofobi. E’ necessario diffondere messaggi positivi, evitando di additare il “diverso” come un mostro che mina le fondamenta della nostra società civile.

Persino l’ex Ministro Mara Carfagna ha postato su Twitter la sua disapprovazione e il deputato Benedetto Della Vedova di Fli  ha distribuito una nota in cui condanna questi atti omofobi.stop omo/transfobia

La signora Carfagna però dimentica, o forse vuole dimenticare, che proprio nel suo partito si annidano pericolosi omofobi e proprio alcuni esponenti del Pdl hanno duramente avversato la legge contro la omo/trasfobia. Le diverse proposte di legge, infatti, giacciono in Parlamento da anni. Lo scorso 24 ottobre la Commissione Giustizia della Camera ha approvato il testo base della legge che prevede l’allargamento della Legge Mancino anche ai reati di Omo/transfobia.

Nel 2009 il testo fu bocciato in Parlamento, chissà cosa faranno ora i nostri politici? Chissà se riusciranno ad approvare una legge che non viene richiesta solo dalla Comunità Lgbtqi ma anche dal Trattato di Lisbona o se, come al solito, troveranno mille cavilli per non fare nulla.

Ma sappiamo che i nostri politici sono molto impegnati a studiare e varare leggi che garantiscono i loro privilegi….

 

Ma torniamo alla domanda: in quale modo si può fermare l’omofobia?

Sicuramente non si cancella l’omo/transfobia con una legge, ma indubbiamente estendere la Legge Mancino anche a questi reati potrebbe aiutare.

Il lavoro da svolgere è decisamente più profondo, e deve andare alle origini del male. Non mi stancherò mai di ripetere che omo/transfobia, razzismo, maschilismo e tutte le intolleranze hanno le radici nell’ignoranza. E’ la scuola, secondo me, il primo ambito nel quale le persone devono essere educate a rispettare l’altro. E quindi solo con un grande impegno culturale e di informazione si può pensare di combattere la paura del “diverso”. Una paura che viene da molto lontano e che anche molte delle religioni monoteiste hanno incoraggiato.

Storia dell omofobia
Recentemente è arrivato in libreria Storia dell’omofobia, un interessante saggio di Paolo Pedote con un’illuminante prefazione di Gian Antonio Stella. Il lavoro di Pedote ripercorre le ragioni di una persecuzione, dall’Antico Testamento fino ai giorni nostri, fornendoci gli strumenti per comprendere la natura di un “dispositivo culturale” ancora attivo.

Leggreonline News ha pubblicato la recensione del libro con un’intervista all’autore.

Consiglio vivamente la lettura del saggio, soprattutto ai nostri politici, ma credo che conoscere le ragioni del “male” possa aiutare le persone a non cadere nella trappola della paura del “diverso”.
Marinella Zetti