È tempo di Pride

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Ha iniziato Vercelli e concluderà Novara. Saranno tante le città a ospitare la parata e gli eventi della comunità LGBT. L’8 giugno sarà a Roma anche con un ricordo di La Karl Du Pigné.








 


 

L’11 maggio l’Onda Pride è partita da Vercelli e il 14 settembre passerà da Sorrento e poi tornerà in Piemonte per chiudere la stagione dei Pride a Novara. Lecce e Brindisi non hanno ancora deciso la data, quelli di tutte le altre città le trovate sul sito Gayly Planet.
È quasi superfluo sottolineare che in questo momento è molto importante partecipare anche se non si è omosessuale o transessuale.

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Roma Pride

L'8 giugno il Roma Pride tornerà a invadere le strade della Capitale. Lo farà in un anno molto significativo per la nostra storia. Sebestiano Secci, portavoce di Roma Pride, non solo per ricordare i Moti di Stonewall.

«La nostra storia e le nostre lotte del passato sono la bussola per il nostro impegno nel presente e nel futuro. In un momento storico di incertezza politica e di crescita esponenziale dei discorsi di odio, riscoprire le nostre radici ci dà la forza di continuare a lottare. Non solo 'contro' chi vuole ridurre spazi di libertà e solidarietà tra le persone, ma anche e soprattutto 'a favore' di una società diversa che, da anni, costruiamo giorno per giorno dal basso».

«L'esempio di Sylvia, Marsha, Stormè e della Karl è il combustibile che deve contribuire a mantenere viva la fiamma della rivolta contro le discriminazioni e l'ingiustizia. A queste favolose persone dedichiamo il nostro Pride, perché senza di loro noi probabilmente non saremmo qui oggi, senza il loro sacrificio questo Paese e il mondo intero sarebbero un po' meno liberi, un po' meno felici e un po' meno arcobaleno». Conclude Sebastiano Secci.

 

A Roma festeggeranno i 50 anni dai moti di Stonewall del 1969, la ribellione della comunità LGBT+ di New York contro i soprusi e le violenze della polizia e contro le discriminazioni che subivano quotidianamente.

Quella rivolta diede il via ai Pride, manifestazioni dell'orgoglio LGBT+ che da allora si svolgono in tutto il25 roma -pride -campagna la mondo in ricordo di quella favolosa notte rivoluzionaria.

Ma anche i 25 anni dal primo Pride unitario in Italia, tenutosi a Roma nel 1994 e che ha dato il via al movimento dei Pride italiani, cresciuto di anno in anno fino ad arrivare agli oltre 30 pride che sfileranno quest'anno per le strade di tante città italiane.

 

Per celebrare questi momenti Roma Pride ha scelto di incentrare la comunicazione su quattro colonne portanti della nostra storia. Hanno scelto di affidarsi alla matita di un giovane illustratore di Latina, art-ivista LGBT+ e volontario del Roma Pride: Gionatan Fiondella. Il suo lavoro ha celebrato quattro personaggi fondamentali senza il cui impegno oggi il Roma Pride non esisterebbe: Sylvia Rivera, Marsha P. Jonhson e Stormè DeLarverie, che diedero vita ai moti di Stonewall, e Andrea Berardicurti, alias La Karl Du Pignè, attivista storico del Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli e tra le ideatrici del Pride di Roma del 1994 che, purtroppo, se n’è andato a settembre dello scorso anno.

 


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Questo (non) è un documento politico

Il primo Pride fu rivolta.
Ce l’hanno insegnato le ragazze dello Stonewall Inn.

Quel giorno del ‘69 abbiamo rialzato la testa e non siamo più tornate indietro.
Sappiamo da dove veniamo, sappiamo cosa vogliamo.
Sogniamo una società diversa, libera e laica, un mondo nuovo e possibile.
Siamo ovunque. Siamo persone lesbiche, gay, bisessuali, trans*, queer, intersessuali, asessuali, non binarie, genderfluid, drag queen e drag king, siamo tutte le favolose identità di una comunità variegata. Siamo persone non bianche, sierocoinvolte, povere, persone con disabilità, sex worker, migranti, rom, sinti e caminanti.
Vogliamo tutto, pretendiamo l’impossibile e lotteremo per ottenerlo.
Sappiamo che la lotta per la libertà di essere ciò che vogliamo è una lotta collettiva.
Siamo al fianco di tutte le persone oppresse, emarginate e discriminate per cambiare un sistema politico ed economico che punta a dividerci e a metterci gli uni contro gli altri.
Siamo parte del movimento femminista, per un mondo senza prevaricazione e violenza maschile.
Siamo trans-femministe, perché i nostri corpi sono tutti giusti e vanno tutelati, i tentativi di patologizzarli e inscatolarli in categorie predefinite no.
Siamo antifasciste, perché il nemico cambia volto ma non il suo bersaglio: noi.

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La nostra idea di società non ha muri né confini e si fonda sulla libertà di movimento per chiunque.

Crediamo nella cooperazione, nel pacifismo, nella solidarietà tra popoli e persone.
La politica è partecipazione dal basso. Attraverso un’alleanza tra tutte le persone escluse
vogliamo costruire comunità egualitarie e solidali in cui nessuna persona venga lasciata indietro.
La nostra casa è il mondo intero, le nostre relazioni e le nostre famiglie sono tante, diverse e non possono essere ignorate. Per noi la genitorialità è una scelta che deve essere accessibile e che non si basa esclusivamente sul legame biologico: è un percorso di amore e un’assunzione di responsabilità che devono essere legalmente riconosciuti a prescindere da orientamento sessuale e identità di genere dei genitori e dal modo in cui le figlie e i figli vengono al mondo.

Per noi famiglia significa crescere, imparare, divenire, autodeterminarsi.
Le nostre famiglie sono anche i luoghi in cui scegliamo di vivere, quelli in cui lottiamo quotidianamente, gli spazi sociali autogestiti, le comunità a cui apparteniamo, le persone che ci circondano e con cui instauriamo rapporti paritari e di reciproco aiuto.

Le nostre vite valgono. Vogliamo piena tutela per la nostra salute e libero accesso alle cure e ai farmaci necessari a un’esistenza felice e dignitosa.
Crediamo sia necessario lavorare e lottare per difendere il nostro pianeta, la casa in cui viviamo, e difendere i beni comuni.

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Vogliamo conoscere e comprendere il mondo, per costruirne uno migliore, nuovo, più grande attraverso saperi liberi e istruzione gratuita e di qualità.

Siamo la speranza di un domani di giustizia sociale,
siamo il megafono di tutte le persone invisibili,
siamo l’imprevisto di una Storia già scritta da altri e che vogliamo cambiare.

Vogliamo decidere sui nostri corpi, sui nostri desideri e sulle nostre vite.

Sogniamo una rivoluzione possibile.
L’8 giugno torneremo ad invadere le strade di Roma.
Sappiamo da dove veniamo, sappiamo cosa vogliamo: nostra la storia, nostre le lotte.
Roma Pride


E concludo con un invito: andate al Pride, anche se non ne avete voglia, perché quest’anno partecipare è davvero molto importante.
Marinella Zetti