Le vittime dimenticate dell’Olocausto

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Domenica 27 gennaio è la Giornata della Memoria, in tutta Italia le associazioni Lgbtqi ricorderanno le vittime dimenticate. 






 


Molte Nazioni celebrano il Giorno della Memoria il 27 gennaio, anche l’Italia nel
2000 ha deciso di dedicare tale giornata alla commemorazione delle vittime del nazionalsocialismo e del fascismo, dell'Olocausto e in onore di coloro che a rischio della propria vita hanno protetto i perseguitati.

Da qualche anno si parla anche di Omocausto per ricordare tutte le persone Lgbtqi che vennero perseguitate e finirono nei campi di concentramento.

Definire con precisione quanti omosessuali, lesbiche e transessuali furono uccisi nei campi di sterminio è molto difficile – il numero oscilla tra 10mila e 600mila - ma dalle testimonianze raccolte si può affermare che la vita nei campi di concentramento per i triangoli rosa fu terribile e seconda per violenza soltanto a quella tributata ai prigionieri ebrei.omosessuali campo concentra

I nazisti consideravano l’omosessualità “abituale” una malattia degenerativa della "razza ariana" e, per questo motivo, sugli omosessuali vennero condotti con particolare intensità esperimenti pseudoscientifici quasi sempre mortali. In più, come emerge dalle testimonianze, l'accanimento delle SS contro gli omosessuali fu particolarmente violento.

Inoltre, sempre secondo il racconto dei testimoni, più di altri i prigionieri omosessuali e transessuali subivano un crollo psicologico profondissimo e molti tra loro assumevano un atteggiamento di rinuncia alla sopravvivenza con un tasso di suicidi estremamente elevato; molti di loro morirono per essersi gettati sul filo spinato elettrificato dei campi o perché rifiutarono il cibo.

Tra le vittime dimenticate dobbiamo riservare uno spazio alle donne, alle lesbiche infatti non veniva nemmeno riconosciuta la loro omosessualità, esse erano semplicemente “soggetti asociali” e portavano un triangolo nero. In un primo tempo anche agli omosessuali e ai transessuali venne applicato lo stesso triangolo nero, successivamente modificato in rosa.

 

Per ricordare queste “sorelle e fratelli” la Comunità Lgbtqi organizza numerosi eventi, Pianeta Queer propone le manifestazioni di cui ha avuto notizia.


 

GLI EVENTI


Sabato 26 gennaio alle ore 18,00 presso la Libreria Ibs in Piazza Trento e Trieste a Ferrara si terrà, Dal confino degli omosessuali durante il fascismo ai diritti mancati nell'Italia di oggi, un incontro con Gianfranco Goretti e Tommaso Giartosio, autori del saggio La città e l'isola (Ed. Donzelli).
Introduce Massimiliano De Giovanni (Arcigay Ferrara)

 

ARGIGAY GIOCONDA con il patrocinio della Circoscrizione Città Storica ha organizzato a Reggio Emilia, presso  l’Aula Mediateca dell’Università di Modena e Reggio Emilia Omocausto, la persecuzione invisibile, una mostra sulla persecuzione degli omosessuali nel periodo del Nazi/Fascismo.

La manifestazione si svolge dal 26 gennaio al 2 febbraio con un programma molto ricco. All’inaugurazione, che si terrà Sabato 26 gennaio alle ore 15,30, interverrà lo storico Salvatore Trapani di Istoreco, un rappresentante della provincia di Reggio Emilia, Fabio Astrobello presidente Arcigay Reggio Emilia Katia Pizzetti del comitato Diritti Umani.

 

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Domenica 27 Gennaio
a Bari si terranno due eventi. Organizzato dall’associazione Between, alle ore 18 alla Sala Murat si terrà l’incontro Diritti negati di ieri e di oggi. Le “prigioni” di ieri e di oggi. Dopo l’introduzione a cura di Nicola Viesti, giornalista e critico teatrale, interverranno il Sindaco di Bari Michele Emiliano  e il Prof. Luigi Pannarale, Docente di Sociologia del Diritto dell’Università di Bari.

Seguirà la visione del documentario Paragraph 175 di Rob Epstein. Un' importante e toccante testimonianza di cinque omosessuali sopravvissuti ai campi di concentramento. Infine verranno proposte letture e testimonianze.
L'iniziativa rappresenterà il primo degli eventi che anticiperanno la campagna di comunicazione Between in favore del matrimonio omosessuale  (il diritto negato di oggi). 

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Alle ore 21 a Bari alla Taverna Vecchia del Maltese Arcigay Bari proporrà lo spettacolo teatrale Io & Myriam, la storia di un amore speciale. Una storia nella Storia che attraversa l'Europa degli anni 40 tra omofobia e campo di sterminio, tra tenerezza e scoperta della propria sessualità, tra night club e Auschwitz.
La commedia scritta e scritta e diretta da Giovanni Gentile (FB Johnny Begood), è interpretato da: Cristina Siciliano, Vito Liturri e Marco Boccia. Arrangiamenti colonna sonora di Vito Liturri e Marco Boccia; coreografie originali di Cristina Siciliano.

 


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Domenica 27 gennaio
alle ore 21 a Torino presso il Teatro Araldo di via Chiomonte 3 si svolgerà lo spettacolo teatrale sul tema dell'Homocausto I WILL SURVIVE della Compagnia Teatro In Genere del Comitato di Arcigay di Udine-Pordenone Nuovi Passi.
L’evento è all'interno del cartellone di Va Tutto Bene... Madama La Marchesa?. Per saperne di più vistare il sito.
Subito dopo lo spettacolo i militanti di Arcigay Torino e Arcigay Udine dialogheranno con il pubblico in sala sul tema dell'Homocausto e sulla realizzazione dello spettacolo.
Per conoscere la compagnia e lo spettacolo è possibile vedere il video su Youtube.



 

Organizzata da Arcilesbica Bologna, domenica 27 gennaio a Bologna in piazza Re Enzo dalle ore 11, si terrà Memoria delle identità cancellate, la persecuzione delle lesbiche durante il nazifascismo. Davanti ad un simbolico "monumento" verranno letti alcuni brani del libro R/esistenze lesbiche nell'Europa nazifascista (edizioni Ombre Corte)e alcune intensissime poesie. Tra le lettrici vi sarà anche Paola Guazzo, una delle autrice del libro. Durante la manifestazione saranno distribuiti dei volantini informativi e delle spille riproducenti il triangolo nero delle "asociali" che veniva apposto alle deportate lesbiche come segno di riconoscimento.
Cosa significava non avere alcun triangolo specifico assegnato?
Arcilesbica Bologna non ha dubbi: «Nessun triangolo: nessuna identità». Sostiene Melissa Ianniello del Circolo bolognese.Resistenze

Considerate asociali perché eversive rispetto al ruolo tradizionale della donna, costrette a subire indicibili violenze a scopo "correttivo", l'identità delle lesbiche, che si sottraevano al loro compito di essere mogli e madri, doveva essere negata, negata a tal punto che un prigioniero qualunque all’interno dei campi non le avrebbe mai riconosciute in quanto lesbiche. Erano invece asociali. Perché avevano osato, scegliendo una donna, mettere in discussione e sottrarsi alla cultura dominante del maschio padrone e padre, del fiero guerriero. Avevano osato, scegliendo una donna, rovesciare l’ordine etero sessista della razza pura.
Addirittura, in Italia, la non previsione legislativa del reato di omosessualità da parte del Codice Rocco voleva negare un’esistenza troppo vergognosa per essere disciplinata dalla legge.
Cosa è cambiato dopo oltre 60 anni di storia si chiedono le lesbiche del Circolo bolognese? «A chiunque tenti oggi di disconoscere la nostra identità, - afferma Iannello - chiunque tenti oggi di nascondere la propria identità, noi vogliamo dire con un triangolo nero di stoffa cucito alla manica: STOP AL SILENZIO! STOP AL DISPREZZO! STOP ALL’INVISIBILITA’! Non vogliamo che il passato si ripeta oggi. Vogliamo quindi che i nostri diritti civili vengano riconosciuti, vogliamo che la nostra identità non venga misconosciuta, vogliamo che il nostro lesbismo non venga negato ma venga rispettato come una delle esistenze possibili di una società libera».

Ed è con questo in mente che le donne del Circolo bolognese saranno essere in piazza, a leggere e dire di storie vissute, di cosa significava essere lesbica in epoca nazi fascista, per mettere in luce un passato negato, per contribuire alla crescita di un presente che non ci neghi e per sperare in un futuro in cui le cosiddette “diversità” siano viste, semplicemente, come realtà. E sono che questo possa essere utile ad ogni donna, ad ogni lesbica e ad ogni cittadina e cittadino che voglia unirsi a loro nella battaglia di civiltà.

 


Martedì 29 gennaio
C.I.G. Comitato Provinciale Arcigay Milano, Sportello Trans di ALA Milano Onlus e il Comitato Solidale Antirazzista LGBT di Milano “Alziamo la testa” propongono alle 20,30 presso il negozio civico ChiAmaMilano, in Largo Corsia dei Servi 11, a Milano la visione del film-documentario Il colore del silenzio (Italia, 2005, 55’) del filmmaker indipendente Raffaele Piscitelli che rievoca i punti salienti delle persecuzioni naziste nei confronti di omosessuali e transessuali. Completano il ricordo dell’Omocausto alcune testimonianze tratte da Il mio nome è Lucy, pubblicato dall’Editore Donzelli di Roma nel 2009, della documentarista Gabriella Romano, sulla vita di una transessuale italiana, Lucy-Luciano appunto, tradotta nel campo di concentramento di Dachau sul finire del 1944 sulla scorta di reati politici. e testimonianze tratte da Il mio nome è Lucy si Gabriella Romano (Roma, Donzelli Editore, 2009). eventi-milano

Aderisce all’iniziativa anche il Circolo di Cultura Omosessuale Harvey Milk di Milano. 
L’iniziativa ha ricevuto il patrocinio dell’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (UNAR), istituito nel 2003 presso il Ministero per le Pari Opportunità. Alla serata parteciperanno un rappresentante del Direttore generale dell’UNAR, il regista Raffaele Piscitelli e gli attori Conte Galé, che interpreta il ruolo di Hitler, e Irina Dobnik nella parte di Henny Schermann, giovane tedesca lesbica ma di origini ebraiche arrestata nel 1940 e uccisa nelle camere a gas nel 1942.
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