LGBTQI: arresti a San Pietroburgo

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Tra gli attivisti arrestati vi sono anche una donna incinta e Anastasia Smirnova, una delle leader più attive del gruppo
LGBT Network.






Mentre a Sochi si aprono le Olimpiadi Invernali, a San Pietroburgo vengono arrestati 4 attivisti lgbtqi. Tra loro ci sono una donna incinta e Anastasia Smirnova, una delle leader più attive del gruppo LGBT Network.

 

La notizia è arrivata al Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli direttamente da una delle attiviste russe di Lgbt Network e per questo non è stata ancora diffusa dalle agenzie di stampa internazionali. Come si può immaginare la censura in Russia è molto vigile e le agenzie sono controllate.

 

Gli attivisti sono stati arrestati mentre si stavano facendo fotografare con uno striscione che riportava la seguente frase: “La discriminazione è incompatibile con il Movimento Olimpico. Articolo n. 6 della Carta Olimpica”, in contemporanea con centinaia di simili iniziative che si stanno tenendo in tutto il mondo a difesa e tutela dei diritti della comunità Lgbt russa".Sochi-2014

 

«Un fatto gravissimo, - ha sottolineato Andrea Maccarrone, Presidente del Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli - che come temevamo, colpisce la libertà di espressione degli attivisti per i diritti umani russi, in palese violazione di tutti i trattati internazionali e degli stessi impegni assunti da Vladimir Putin rispetto ai Giochi Olimpici invernali di Sochi».

 

«La comunità internazionale non può accettare che queste violazioni cadano sotto silenzio mentre si fa finta di celebrare l'apertura delle Olimpiadi. - ha aggiunto Maccarrone - Il presidente Letta, già in Russia, deve pronunciare parole chiare e attivarsi per l'immediato rilascio degli attivisti, rifiutandosi altrimenti di presenziare alle celebrazioni. Se così non fosse, la sua presenza a Sochi sarebbe un vero insulto e i suoi impegni di qualche giorno fa suonerebbero vuoti di senso e privi di reale contenuto politico, perché è chiaro ormai a tutti che in Russia gay, lesbiche e trans sono discriminati, vessati e a rischio di aggressioni verbali e fisiche che spesso sfociano in veri e propri atti di violenza gratuita, una situazione inaccettabile e che non può e non deve essere condivisa in alcun modo».
La redazione