Omo e transfobia si combattono a scuola

  • Stampa

 

logo-stonewall
Stonewall di Siracusa è in prima linea per combattere omo e transfobia.

Tutto nasce da una ricerca condotta nel mondo scolastico. Ne parliamo con Tiziana Biondi, presidente dell'associazione.






Stonewall, l'associazione di Siracusa ha legato il proprio nome ai moti avvenuti nella notte tra il 27 e il 28 giugno 1969 nel bar gay Stonewall Inn al Greenwich Village di New York. Una data che è considerata la nascita del movimento di liberazione Lgbtq e che per questo è stata scelta quale giornata mondiale dell'orgoglio o gay pride.

Nata nell'ottobre del 2008, l'associazione siciliana opera contro le discriminazioni fondate sull’orientamento sessuale e di genere, cercando di rimuovere tutti gli ostacoli di ordine socio-culturale che da sempre limitano la libertà di gay, lesbiche, bisessuali e transessuali.

Tra le attività vi sono gruppi condotti da psicologi, spazio di condivisione e confronto per genitori con figlie e figli Lgbt, rassegna cinematografica queer, interventi di informazione e prevenzione su omosessualità e bullismo omo e transfobico rivolti ad alunni e docenti di scuole medie inferiori e superiori.

Sul sito dell'associazione, oltre alle informazioni sulle diverse attività, è possibile scaricare molto materiale, quale, ad esempio Orientarsi nella diversità, un manuale che accompagna e sostiene i docenti a costruire un ambiente scolastico accogliente per i gay, lesbiche e bisessuali.

 

Gli interventi nelle scuole

Tutto inizia con il progetto Adolescenti e identità glbt scuola, famiglie e società- Quale ruolo?, sviluppato nel periodo compreso tra il 2008 e il 2010 da Stonewall in concerto con altre realtà del territorio aretuseo. Tale ricerca è stata condotta all’interno di dieci istituti di scuola media superiore della provincia di Siracusa con il coinvolgimento di 737 studenti e 25 docenti. Obiettivo principale era quello di indagare, all’interno del mondo scolastico, il grado di conoscenze e percezioni relative alle diversità sessuali e di analizzare il livello di omofobia e transfobia presente sia nel corpo docente che negli alunni.

«I risultati ottenuti – spiega Tiziana Biondi, presidente di Stonewall - hanno evidenziato, in maniera netta, untiziana-biondi
contesto scolastico permeato di omo/transfobia e, in generale, di atteggiamenti discriminatori nei confronti di tutti coloro che hanno un diverso orientamento sessuale (omosessuali e bisessuali) o una diversa identità di genere (transessuali)».

«E quel che è peggio, - continua la presidente - non erano solo gli alunni, bensì anche i docenti a nutrire tutta una serie di preconcetti sulla tematica lgbt, con il rischio di avallare, con il loro atteggiamento, episodi di discriminazione e di violenza nei confronti di studenti “diversi”».

«I dati della ricerca - precisa Biondi - confermano, in sostanza, l’attuale quadro dello stato delle identità lgbt: nelle scuole siracusane, come nel resto dell’Italia, gay lesbiche bisessuali e transessuali sono spesso fatti oggetto di pregiudizi e di episodi di discriminazione, con pesanti ricadute negative in termini di salute psico-fisica, soprattutto quando a farne le spese sono i più giovani».

 

Da allora l'associazione non si è mai fermata. Seppur con grande difficoltà, vista la riluttanza mostrata dalla gran parte dei dirigenti scolastici, lo staff ,composto da almeno una psicologa e due operatori formati, è intervenuto in almeno in 80 classi e in 5 assemblee di istituto.

 

«Durante i nostri interventi – racconta Biondi - noi puntiamo principalmente a creare un clima di ascolto e comunicazione che faciliti la relazione all’interno del gruppo; acquisire una maggiore consapevolezza delle proprie intervento-a-scuola
emozioni legate alla paura del diverso; attivare processi di riflessione critica su stereotipi e preconcetti sulle identità lgbt; informare e sensibilizzare sul tema delle cosiddette “diversità” sessuali; ridurre la discriminazione aiutando gli insegnanti e gli operatori che lavorano nei diversi ambiti socio-sanitari ad affrontare in modo professionale le suddette problematiche.

Tutto ciò non viene fatto attraverso lezioni frontali, ma cercando di coinvolgere tutti i ragazzi, con processi comunicativi e psicologici, basati sulla relazione e l'interazione tra gli appartenenti al gruppo. Le nostre parole chiave sono: coinvolgimento, confronto, discussione critica».

 

Le reazioni di allievi e docenti

Gli allievi rispondono in modo molto attivo e consapevole.

 «I ragazzi sono quelli che ci sorprendono sempre positivamente, - sottolinea Tiziana Biondi - hanno una gran voglia di confrontarsi, di conoscere e sapere. Sono pronti a riconoscere e a lavorare su eventuali loro "limiti" e/o "pregiudizi". Ci dicono che ci vorrebbero più interventi del genere e che, secondo loro, la scuola non è per niente preparata ad affrontare questi temi. Vorrebbero che si attivassero dei corsi anche per i docenti. La corretta informazione e formazione sono importanti e fondamentali soprattutto per prevenire episodi di omofobia e bullismo omofobo».

Mentre il corpo docente appare decisamente poco preparato.

«Tranne qualche caso che noi definiamo "illuminato", abbiamo trovato il corpo docente parecchio imbarazzato e diffidente, per non parlare di docenti che infarciscono i loro allievi con informazioni distorte e pericolose. Non vogliamo fare di tutta l'erba un fascio, ma pensiamo che, per prevenire e intervenire efficacemente sul bullismo omo/transfobico, il Ministero dovrebbe organizzare degli appositi e adeguati corsi di aggiornamento su: educazione sessuale, bullismo e bullismi omo e transfobico, nonché su come affrontare il tema dell'omosessualità,bullismo-stop-omofobia
dell'omoaffettività e della transessualità».

L'opportunità di parlare liberamente e senza sensi di colpa ha sollecitato numerosi racconti.

«In alcuni casi dopo, in altri durante gli incontri, alcuni ragazzi hanno denunciato atteggiamenti omofobi all'interno della scuola. E quel che è grave è che, nonostante avessero denunciato la cosa a scuola, nulla si era poi mosso per arginare il "problema". Qualcuno ci ha anche detto che durante l'ora di religione e non solo, purtroppo, i docenti si erano espressi su questi argomenti in maniera alquanto discutibile e offensiva».

Gli incontri nelle scuole sono sempre più percepiti come una forte necessità, infatti sono i rappresentanti di istituto o delle associazioni studentesche a chiedere l'intervento di Stonewall e a stabilire il contatto con i dirigenti scolastici.
Marinella Zetti