Il Pride Nazionale a Bologna si farà- inchiesta

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 Bologna Pride 2012
Mentre la terra continua a tremare, il Comitato Bologna Pride ha deciso che la manifestazione, seppur con modalità diverse, si terrà. Riflessioni e commenti di esponenti, militanti e rappresentanti del Movimento Lgbtqi italiano.




Evidentemente in Italia l'aggettivo “sobrio” è diventato una moda, dopo un Primo Ministro e la parata del 2 giugno, il prossimo 9 giugno assisteremo a un Pride Nazionale a Bologna che da più parti viene definito “sobrio”.
La discussione sul web era iniziata dopo il terremoto e le proposte erano molto differenziate: alcuni esponenti della comunità Lgbtqi chiedevano di annullare la manifestazione o di spostarla in un’altra città, altri di devolvere il denaro ai terremotati, altri ancora di annullare solo il corteo.
Dopo alcuni giorni di riflessione, il Comitato Bologna Pride ha deciso di mantenere il Pride con modalità diverse, come spiegato in un comunicato che è possibile scaricare in formato PDF in calce all’articolo.
In calce proponiamo in formato Pdf scaricabile anche il Documento Politico del Pride Nazionale di Bologna.



Il Pride Nazionale ci sarà
Il prossimo 9 giugno a Bologna il Pride ci sarà «perché-hanno spiegato gli organizzatori- il Pride è innanzitutto la denuncia di un vuoto nei diritti e di conseguenza nelle vite delle persone gay, lesbiche e trans del nostro Paese. Questo vuoto non si sospende, non conosce tregua, e miete vittime nel silenzio. Ma soprattutto la denuncia di questo vuoto e le rivendicazioni che da anni la comunità Lgbt sostiene non hanno nulla di offensivo né di incompatibile con il tragico momento che l’Emilia sta attraversando».

Anche il corteo del 9 giugno si terrà ma non avrà carri addobbati né impianti amplificati per la diffusione della musica. Lo stesso Comitato Bologna Pride destinerà i fondi del carro di apertura alle popolazioni colpite dal sisma. Ma non sarà comunque un corteo silenzioso, sostengono gli organizzatori: alcune bande cittadine, guidate dalle bande musicali offriranno ai manifestanti le musiche della tradizione emiliana.
Inoltre durante tutta la manifestazione alcune associazioni del circuito Arci delle cittadine colpite dal terremoto gestiranno direttamente una raccolta fondi. Inoltre, in piazza Maggiore, punto d’arrivo della manifestazione, sarà allestito un piccolo mercato agroalimentare che metterà in vendita i prodotti delle aziende danneggiate dall’evento tellurico.
Infine, la festa di finanziamento al parco Nord con cui si conclude il programma del Pride devolverà una parte dell’utile alle popolazioni terremotate.



Le reazioni della Comunità
Nei social network e nelle mailing esponenti e militanti della comunità Lgbtq hanno continuato a discutere sulle scelte operate da Bologna Pride.
Pianeta Queer ha coinvolto alcuni esponenti della Comunità in una riflessione sulle scelte operate dal Comitato, in particolare sulla decisione di cambiare le modalità del corteo optando per una parata “sobria”. 
Vi proponiamo riflessioni e commenti delle persone che hanno risposto: Andrea Maccarrone, Dario Accolla, Cristiana Alicata, Daniele Sorrentino, Aurelio Mancuso, Fabrizio Paoletti, Antonia Monopoli, Marco Alessandro Giusta, Cecilia d’Avos, Federico Pinci, Stefano Aresi e Giuseppina La delfa.

Iniziamo con Andrea Maccarrone, consigliere del Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli.
«Il terremoto che ha colpito a più riprese l’Emilia Romagna gli scorsi giorni, con il suo triste accompagnamento di vittime, distruzione, feriti, disagi, ha segnato il Paese e creato un moto di vicinanza e solidarietà collettiva di cui dovremmo andare orgogliosi. – sostiene Maccarrone - Il Pride di Bologna va fatto come gesto di continuità e anche di speranza non solo per laAndrea Maccarrone Comunità LGBTQI ma per tutti, per un Paese migliore, più libero e più giusto. La vicinanza spaziale e temporale con quella tragedia ha indotto gli organizzatori a prendere la decisione più giusta mantenendo la manifestazione e allo stesso tempo dandole un tono più raccolto e meno sfarzoso come tangibile segno di condivisione della tragedia che ci ha toccati tutti. L’idea di devolvere i fondi risparmiati dal mancato allestimento dei carri ai terremotati rappresenta un gesto tangibile e concreto che vale più di mille parole»
Ad Andrea Maccarrone non piace il termine “sobrio” «Più che di manifestazione sobria, preferisco pensare a una manifestazione coi piedi per terra, come siamo abituati ad essere noi gay, lesbiche, bisex, trans in questo Paese. Una manifestazione che mantiene la sua identità anche di orgoglio e di festa ma che non perde il contatto con la realtà e non ha paura di chi comunque è sempre lì pronto a puntare il dito ad accusarci di essere eccessivi e di cattivo gusto. A pensarci bene un Pride con le sue istanze di fondo di liberazione, rispetto, dignità, voglia di riscatto e di stare assieme è in perfetta sintonia con le esigenze di un Paese che deve imparare ad affrontare anche le difficoltà (come la crisi economica attuale) e le tragedie con coraggio, unità, speranza in un futuro migliore e più giusto. Un Paese che non lascia indietro nessuno».



Dalla diversità alla solidarietà 
Dario Accolla
, presidente onorario di ArciGay Catania, era tra quelli che sostenevano l’annullamento del corteo ma, dopo aver Dario Accollaletto le motivazioni del Comitato ha cambiato idea.
«Credo che la scelta sia molto equilibrata e rispettosa sia della richiesta di diritti sia del momento difficile che sta attraversando il territorio, inoltre il Pride diverrà un momento di apertura strettamente legato alla contingenza visto che si venderanno i prodotti danneggiati delle zone colpite in un mercato apposito a piazza Maggiore. In questo modo il movimento mostra che la Comunità Lgbt è parte integrante della società pur nella sua specificità; e proprio da questa specificità che le viene negata si muove per creare solidarietà».

Anche Cristiana Alicata, militante e membro della direzione del PD Lazio, nel suo blog aveva espresso qualcheCristiana Alicata perplessità sullo svolgimento del Pride, «pensando soprattutto a come viene considerato il Pride – precisa Alicata - principalmente una festa e purtroppo poco manifestazione rivendicativa. Ma in fondo è giusto così, è il nostro momento di orgoglio, quello dove tutti ci troviamo e ci riconosciamo. Però visto che siamo a
 Bologna era giusto e doveroso esprimere la nostra vicinanza in modo visibile e tangibile. Quindi condivido ogni parola del Comitato bolognese...sono stati bravissimi».

Ugualmente per Daniele Sorrentino, militante iscritto ad Arcigay Roma: «sarebbe stato sbagliato sia Christian Mottola e Daniele Sorrentinosfilare festosamente a fianco alla sofferenza di un'intera Comunità, sia eliminare una manifestazione importante dal punto di vista culturale per la nostra comunità. C'è inoltre la necessità di dare un segnale di ripresa ad una terra martoriata, ed una manifestazione potrebbe anche contribuire a dare un senso di normalità. La scelta degli organizzatori, che sono anche cittadini coinvolti nei tragici eventi, secondo me, è stata presa nel migliore dei modi: la sobrietà della manifestazione non è stata nei contenuti folcloristici, che in qualche modo vengono mantenuti, ma nei soldi spesi ed in quelli, che si riusciranno a devolvere per portare un aiuto concreto».



Una manifestazione autofinanziata
Anche Aurelio Mancuso, presidente di Equality, concorda con le scelte degli organizzatori.
«La decisione di mettere in sintonia il Pride nazionale con la tragedia in corso in Emilia è molto positiva e di buon senso. – afferma Mancuso - Il Pride, a differenza delle visite papali o delle parate militari, èAurelio Mancuso
 una manifestazione autofinanziata
, organizzata da un movimento sociale e politico importante per tutta la società. Comprendo le tante obiezioni sollevate da diversi gay sulla necessità di fare un gesto di rispetto non tenendo il Pride, ma io credo che sia assai più forte essere in piazza per rivendicare i nostri diritti e proporre tutto ciò all'interno di una richiesta di solidarietà e aiuto per le popolazioni colpite dal terremoto. Questo Pride non sarà "sobrio" come qualcuno malignamente ha voluto bollarlo, sarà allegro, con la musica delle bande, con i banchetti della raccolta fondi, con la festa finale cui parte del ricavato andrà per la ricostruzione. E' per tutti noi una prova inedita, spero che tante persone Lgbt e etero partecipino con convinzione».

Per Fabrizio Paoletti, co-presidente Rete Genitori Rainbow, i Pride sono manifestazioni per la rivendicazione dei diritti ma da sempre associano ai contenuti politici una parte ben evidente di festa, festa che certo contraddice la realtà quotidiana delle persone LGBT che sovente si trovano a doversi nascondere nei diversi ambiti della nostra vita, a partire dalla famiglia, sul lavoro, nei diversi ambienti culturali e sociali in cui sono inseriti e che spesso non riservano loro una buona accoglienza.
«Per questo i Pride rovesciano il quotidiano ed offrono una visione di gay lesbiche e trans* liberati che festeggiano e si Fabrizio Paolettiesprimono liberamente nella totalità del loro essere. – sottolinea Paoletti - Ma in questo contesto, in una regione così ampiamente colpita da lutti e disgrazie fare una festa è impossibile, sarebbe stato cieco e poco rispettoso non considerare le difficoltà delle persone che hanno subito disagi, lutti e perdite , non avremmo potuto sfilare allegramente come se niente fosse accaduto di lì a pochi chilometri. Una dimostrazione di rivendicazione però è sempre possibile quindi ed è giusto sfilare per mostrare che ci siamo e che anche il mancato riconoscimento dei nostri diritti non si ferma di fronte alle disgrazie, che toccano tutti davvero indiscriminatamente e nelle quali forse le persone omosessuali e trans non solo continuano a non essere considerate ma forse si ritrovano qualche difficoltà in più per non esser riconosciuta la loro unione di coppia, il loro essere nuclei familiari, le difficoltà di mantenere un rapporto con il proprio compagno o compagna in quei contesti. Le nostre rivendicazioni non si fermano, perché non smettono le discriminazioni di cui siamo oggetto, saremo quindi a Bologna a sfilare per dare a tutte e a tutti piena dignità ma nel rispetto di questo momento sfileremo senza carri e senza musica ad alto volume, canteremo però e grideremo ad alta voce che ci siamo che non possiamo essere ignorati e che è sempre più necessario il riconoscimento della dignità e dei diritti di tutt* noi, single, famiglie, e genitori che siamo parte integrante e tessuto della società italiana in questo Stato che ignora per legge le nostre esistenze».

Cambiare il PrideAntonia Monopoli
Antonia Monopoli, Responsabile dello Sportello Trans ALA Milano Onlus, non ha dubbi: è tempo di cambiamento.
«Penso sia ora di cambiare i Pride, e quindi organizzare un Pride Nazionale sobrio, credo sia un esempio per i Pride futuri locali. Credo sia giunto il momento di fare controcultura in modo da dare alla gente la possibilità di capire che i Pride non sono solo lustrini e paillette, tette e culi al vento ma atti politici, manifestazioni per rivendicare il diritto di esistere in un Paese che non solo non riconosce ma danneggia continuamente i nostri diritti». 

Per Marco Alessandro Giusta, presidente Arcigay Torino, la fiducia nel Comitato è stata ben riposta, tanto è vero che ha già acquistato i biglietti per andare al Pride.
«Quando, dopo il terremoto, ho visto spuntare le più disparate prese di posizione, dalla richiesta di annullare il Pride e di destinare i soldi alle persone colpite -suggerimento questo evidentemente in buona fede ma che non tiene conto che un Pride prima della parata genera principalmente debiti, e non crediti- a quella di ripensarlo in forme più improntante sulla socialità, ho pensato e chiesto di evitare di cercarsi una visibilità personale a tutti i costi ma di avere fiducia nel comitato organizzatore del Bologna Pride.
A mio avviso questa fiducia è stata ben riposta: la scelta, concordata anche col Comune di Bologna, di non annullare il Pride ma di trasformarlo in una parata cittadina, mantenendo un forte legame con il territorio, che è uno dei primari obiettivi di un Pride -anche quelli nazionali-, è una scelta di coraggio e responsabilità».
«Coraggio perché proponendo un Pride "diverso", con il rischio inevitabile di dare il fianco alle critiche o a una minore Marco Alessandro Giustapartecipazione. – continua Giusta - Per questa volta vedremo un Pride nazionale più improntato sui temi della politica e di "essere parte" della società, una manifestazione che si smarca dalle polemiche di chi, dentro o fuori dal movimento, continua a non sostenere i Pride perché non si sentono rappresentati dai carri e dall'atmosfera da discoteca; bene, ora queste persone non avranno più scuse per non partecipare, e se non verranno sarà finalmente chiaro che i loro "distinguo" nel corso degli anni sono semplicemente una forma di "paura".
Responsabilità, perché a differenza degli altri "pride" di questi giorni -mi riferisco alla parata del 2 giugno e alla sfilata del Papa- si è riusciti realmente a modificare l'evento rendendolo partecipe all'emergenza del territorio. I soldi che dovevano essere spesi per i carri saranno devoluti, parte del ricavato della festa finale andrà in beneficenza e un banchetto con i prodotti agroalimentari occuperà la piazza di chiusura del Pride. Penso quindi che i cittadini e le cittadine di Bologna e dell'Emilia dovrebbero essere ancora più fieri di avere a loro fianco le realtà che compongono il Comitato Bologna Pride e le associazioni locali.
Infine, sulla parola "sobrietà", Marco Alessandro Giusta cita Emiliano Zaino, “Chi pensa che questo sia il Pride della sobrietà e della non ostentazione, e parlo di quegli omosessuali con profondi problemi di omofobia interiorizzata, farebbe bene a star a casa, da queste parti non abbiamo bisogno di grigiore. Questo Pride sarà una grande festa di solidarietà”.



Cosa significa sobrietà?
Cecilia d’Avos, co-presidente di Rete genitori Rainbow, pur concordando sulle scelte del Comitato, amplia la riflessione ponendo l’accento sulla “sobrietà” e quanto realmente possa celare questa richiesta, non nello specifico Pride, ma più in generale.
«Il momento che l'Emilia Romagna sta vivendo non deve essere ignorato: un Pride tutto carri, musica e balli, proprio in quella regione, sarebbe stridente, decisamente fuori luogo. – afferma d’Avos - Quindi plaudo senz'altro alla decisione di optare per un Pride non chiassoso e di unire gli sforzi per dare realmente una mano a chi si trova a vivere il dramma del terremoto.Cecilia d'Avos
Al di la' della situazione contingente però rifletto (in generale!) sulla richiesta di "sobrietà'" riferita al mondo LGBT. E trovo nasconda un ragionamento insidioso. Il desiderio di Pride senza "esibizionismi" viene anche da parte della popolazione omosessuale. Si sostiene spesso che una parata con immagini forti non dia poi credito alla richiesta di pari diritti.
E' una tesi che sembra logica ma che, temo, contenga una pericolosa deriva moralistica: il desiderio di adeguamento alla "norma etero"».
«L'omosessualità – continua d’Avos - non e' solo attrazione per una persona del proprio genere, così come la transessualità, il transgenderismo e la realtà queer, hanno un portato più vasto che non il rapporto tra corpo e identità. Le nostre sono vite che - oggi - rompono uno schemaIl mio timore e' che la richiesta di sobrietà (non sto ovviamente parlando della decisione, sacrosanta, relativa a questo Pride bolognese) sia la riedizione del classico e urticante "Nulla contro gli omosessuali, basta che non ostentino!".
Il bellissimo documento politico del Roma Pride 2012 afferma tra l'altro: "Il Pride è il momento di massima espressione della nostra battaglia per il riconoscimento della parità, dignità e libertà di vivere e amare senza ingerenze religiose, moralistiche e ideologiche". Ingerenze nei cui confronti il movimento LGBT deve tenere la guardia alta».
Ma Cecilia d’Avos punta l’indice anche contro i media. «Mi piacerebbe piuttosto che i giornali e le televisioni restituiscano al pubblico la vera realtà dei Pride dando risalto anche alle tantissime persone che sfilano in jeans e maglietta, accanto a chi desidera incarnare aspetti più trasgressivi.Fermo restando, quindi, che questo Pride nazionale sarà giustamente sobrio, proprio non vorrei passasse l'idea che nei tanti Pride in giro per l'Italia e per il mondo, le persone lesbiche, gay e t* debbano "moderarsi"».

Federico Pinci, militante queer "diversamente sieronegativo", non solo esprime qualche perplessità sulla “sobrietà” ma anche Federico Pincisull’organizzazione del Pride di Bologna.
«In tutta sincerità io trovo che un ragionamento sulla sobrietà abbia senso nel quadro di un Pride concepito come uno spettacolo coreografico con una regia. – spiega Pinci - Tuttavia se consideriamo il Pride come una rivendicazione politica allora questo discorso diventa surreale. Surreale con tonalità un po’ fasciste dato che prevedrebbe l'espunzione di tutti i Queer e delle trans M to F (ovvero il 99,9% delle trans). A mio avviso una manifestazione è come la felicità: ha una natura situazionale e ci partecipa chi vuole partecipare. Che sia sobrio o meno. Inoltre mi chiedo da chi è composto sto tribunale del "sobrio"? E cosa intende per "sobrietà" una organizzazione che espunge la parola "GAY" da "Pride" assieme a qualunque riferimento, rainbow, colori? E che nel video di presentazione non rappresenta le transessuali M to F? Insomma a me pare che i problemi di questo ennesimo nazionale di Bologna siano ben altri»



Annullare il Pride di Bologna
Tutti concordi dunque? Non proprio, c’è anche qualche voce “fuori dal coro”.
Per Stefano Aresi, presidente di Articolo 37, la parata non andava fatta.
«In un momento in cui la Nazione si stringe intorno alla popolazione terremotata il nostro Pride andrebbe fatto testimoniando laStefano Aresi nostra vicinanza alle vittime; come gay, lesbiche, trans, bisex ben visibili, usando i nostri simboli, ma in altri contesti rispetto alla parata, associandoli alle opere di soccorso e solidarietà in atto o inventandosene delle nuove. E' successa una imprevedibile catastrofe: secondi me, il Pride di Bologna andava annullato o completamente rivisto, ma alla radice. Si farà senza carri, ma con le bande di Paese, senza musica disco, ma con la festa in discoteca finale e raccogliendo fondi durante il corteo. Mi spiace, non sono soddisfatto. Anzi, mi sento sonoramente preso in giro. Non mi posso riconoscere in una cosa del genere. Ci voleva molto a dire: "lasciamo stare. Non è il momento. Non è il caso" e magari pensare a rendere il Pride Nazionale quello di Torino, già programmato e lontano dai luoghi e dalle date del sisma? Il Comitato organizzativo si è trovato a compiere una scelta difficile, ma le soluzioni a metà mi convincono sempre poco: non si fanno compromessi sui valori etici. A mio avviso la parata era proprio da annullare».

Giuseppina La Delfa, presidente di Famiglie Arcobaleno, avrebbe annullato il corteo, privilegiando un Giuseppina La Delfa e famigliaPride stanziale.
«Se devo essere sincera, personalmente avrei scelto di non fare il corteo ma un Pride stanziale magari su diverse piazze dove poter spiegare il senso della manifestazione. Per me il Pride è festa e orgoglio. Mi sembra inopportuno festeggiare adesso e una sfilata sobria del tutto è triste e non è più un Pride. Se è allegra rimane una festa. Insomma per evitare questo dilemma avrei optato per un Pride stanziale a piazza Maggiore per parlare con la gente dei diritti negati e di omofobia. Tra l’altro mi interrogo anche sull’opportunità di convogliare tante persone a Bologna in questo momento.
Ma capisco che il Comitato ha cercato una via di mezzo decorosa pensando al grande lavoro svolto, e apprezzo lo sforzo compiuto. Non solo concordo pienamente ma ho anche promosso l’idea di devolvere i soldi dei carri alla ricostruzione».
Marinella Zetti


 

 

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