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Alessandra Di Martino



Non solo un’ autobiografia e un diario della transizione da maschio a femmina, ma anche una denuncia di una società perbenista, pronta a condannare e a sfruttare “il fardello della diversità”.

 

 

 

 

 

 

◊ - L'intervista
◊ - Il Libro: Finalmente Donna




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L'INTERVISTA
Oggi Alessandra Di Martino è un’eroina della Comunità LGBTQUI di Ragusa, ma quando adolescente ha lasciato Vittoria, piccolo paese agricolo nel cuore dell’isola, per raggiungere la città
siciliana era un’adolescente impaurita ma determinata a raggiungere il suo obiettivo: compiere il percorso di transizione da uomo a donna. Il suo libro è molto più di un’autobiografia, è il racconto di una realtà spesso ignorata o denigrata da una società “perbene” che di notte, quando butta la maschera, sfrutta proprio quelle persone che di giorno offende.


D. Secondo te, vi sono solo due generi, maschile e femminile, o esiste anche un terzo genere che potremmo definire “transgender”?

R. Secondo me esiste un terzo genere, e direi comunque che nelle persone la tendenza verso il genere maschile o femminile sia moltoaledimartino meno netta e più complessa di quanto si possa immaginare. Finora sono esistiti solo i due generi perché i retaggi culturali non hanno permesso di mettere in luce anche gli altri generi che man mano stanno venendo fuori, e di cui prima si negava l’esistenza. Oggi, anche nel caso del transessualismo si fa già una netta differenza tra identità di genere e orientamento sessuale, mentre anni fa il confine era molto più netto.


D. Qual è stato il momento più brutto e doloroso nel percorso di transizione?

R. E’ stata la mia infanzia e la prima adolescenza. Il periodo poco prima del coming out, quando capisci che qualsiasi cosa tu sia stata in quel momento, deve andare necessariamente in frantumi per dar spazio a qualcosa di nuovo e ad una nuova vita. C’è una solitudine tagliente prima di fare coming out ed avere il coraggio di dichiararsi per ciò che si è.


D. Chi ti ha aiutata nel tuo percorso: la Comunità LGBTQI, gli amici….?

R. Direi un po’ gli amici. Quando ho iniziato il mio percorso a Ragusa la comunità LGBTQI era praticamente inesistente, non esistevano associazioni, e tendenzialmente le notizie o i consigli su come affrontare il percorso, a quali medici affidarsi, ecc, circolavano con il passaparola.
Un metodo molto diffuso nella comunità LGBTQI, anche quando era una realtà sparuta.
Non esistevano gruppi di sostegno, non esisteva neanche Internet.


D. Se potessi tornare indietro, cambieresti qualcosa o rifaresti le stesse scelte?

R. Non me ne andrei di casa. Cercherei di stringere i denti e stare il più a lungo possibile con i miei, studiare, cercare di essere più forte per poter affrontare meglio il mondo del lavoro e la società. Per il resto inizierei da subito il mio percorso, come di fatto feci allora.

 


D. Cosa suggerisci a chi come te, vuole intraprendere un percorso di transizione?

R. Suggerirei di avere pazienza con la famiglia, di essere deciso ma di non fare passi affrettati, di consultare più medici possibili prima di affrontare un intervento chirurgico irreversibile. E poi di confrontare i vari responsi dei medici. Ma, soprattutto, consiglierei di non tentennare e non aspettarsi emarginazione, perché spesso attiriamo su di noi proprio le cose che ci fanno più paura. Quindi raccomando di pensare positivo e attendersi accettazione dal prossimo.
Affrontare un percorso di transizione è come il “Fire Walk”, la camminata sulle braci ardenti, meno titubanze hai, prima affronti il percorso e con decisione, e più eviti le scottature dell’indecisione che lasciano comunque una traccia indelebile di sofferenza.
M.Z.


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IL LIBRO:
Non è facile mostrare a nudo la propria anima, le proprie debolezze, raccontare senza sconti la parte più oscura di se stessi.finalmentedonna Soprattutto se si nasce a Vittoria, una piccola realtà agricola siciliana, e si vive in questa città per 15 anni, per poi scappare con uno zaino in spalla ancora adolescente. Lasciare tutto, la sicurezza, la famiglia, l’approvazione della società e andare incontro alle proprie pulsioni, ai desideri, immergersi nell’oblio del proprio io, che è completamente diverso da quello che la comunità conosce e vuole, comunità che si toglie la maschera solo di notte e mostra il suo vero aspetto per ciò che è realmente, tra le stradine barocche di Ragusa che diventano scenario di perdizione, e oltraggio ad un’innocenza, che verrà perduta per sempre. 

Oggi Alessandra Di Martino ha riscattato la propria vita e vive tra noi. Con il passaparola, anche attraverso Facebook, il suo romanzo ha messo in subbuglio la comunità LGBT, facendo della Di Martino un’eroina, un’icona LGBT del ragusano e non solo, proprio per il fatto che il suo romanzo sta diventando una guida per non incappare nei pericoli in cui solitamente finiva chi iniziava un percorso di transizione.

Alessandra racconta con crudezza, ma mai con volgarità tutto il suo percorso di transizione, doloroso e scottante, il passaggio da bambino ad adolescente che già sembra una ragazzina, i primi amori, le prime delusioni, il primo bacio, le ultime parole,il dolore di finire sulla strada per poter sopravvivere alla società e ad un corpo che non le appartiene, fino a realizzare il sogno di diventare Finalmente Donna.
Alessandra cercherà di liberarsi del “fardello della diversità” che è protagonista della sua vita più di quanto lo sia lei stessa. Ma alla fine questa diversità, insieme ai cocci spersi per terra di un’esistenza in frantumi, diventeranno gli strumenti per tirare fuori la propria anima e dipingere una storia di fotogrammi a tinte forti attraverso il suo libro, nella speranza di lasciare alla società che vuol conoscere, un messaggio di amore e libertà perché si teme ciò che non si conosce, e chi non comunica, è già morto.

Finalmente Donna
Ismeca Libri, 2011 - € 12,00
(a cura di Alessandra Di Martino)

(A cura di Marinella Zetti)

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