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Nel corso della chiacchierata con l’amico Leo Gullotta, che vale la pena ricordare è uno dei pochi attori italiani ad aver dichiarato la propria omosessualità, non abbiamo parlato solo di teatro e cinema ma anche della situazione italiana….




Riproponiamo un'intervista a Leo Gullotta di qualche anno fa perché affronta temi sempre attuali.

Quasi per gioco, con la lettura di un pezzo dell’Adelchi al Centro Universitario Teatrale, così è iniziata la carriera di Leo Gullotta: il manifestino del Cut raccolto per caso, la curiosità di presentarsi al provino, lo stupore scoprendo di essere stato ammesso al corso di due mesi e alla fine il saggio alla presenza di Mario Giusti, il futuro direttore del Teatro stabile di Catania. In quel teatro il giovane Gullotta rimase per dieci anni interpretando ben 90 opere ed ebbe l’opportunità di lavorare con attori del calibro di Turi Ferro, Ave Ninchi, Salvo Randone e incontrare personaggi quali Cesare Pavese, Leonardo Sciascia, Giuseppe Fava e Vincenzo Consolo. Tutto ciò avveniva negli anni 60-70, in un’Italia in pieno boom molto diversa da quella attuale.

«Sono stato un ragazzo fortunato. – afferma Gullotta – La fortuna è importante, ma deve essere accompagnata dal talento: il nostro mestiere si costruisce con disciplina, onestà, moralità, impegno e curiosità. Da giovani si è come spugne, si assorbe tutto, buono e cattivo, man mano che si cresce l’acqua assorbita viene rilasciata e si impara a misurare, raffinare, perfezionare».

Ma quel “ragazzino” evidentemente aveva talento e oggi è uno dei miglior attori italiani.
«Mi rendo conto che parlare di fortuna può dare adito a malintesi – continua Gullotta – invece io intendo l’incontro con un testo, un film, uno spettacolo, un regista, un tipo di produzione che genera uno scambio felice con il pubblico. Purtroppo, oggi, con fortuna si percepisce ben altro perché questo Paese negli ultimi 20 anni è stato distrutto antropologicamente, parole come moralità e preparazione non hanno più senso, la scuola è stata azzerata e si lavora per raccomandazioni e conoscenze. Evidentemente questi signori che ci accompagnano da 20 anni preferiscono persone che non usano la testa, perché chi pensa disturba. Molto meglio creare un mondo superficiale e basato solo sull’apparenza e una televisione che propina reality, partite di calcio e programmi che aiutano a disconnettere il cervello».

 

IL TEATRO AIUTA A RIFLETTERE
«Certo c’è anche la buona televisione che entra nelle case – sottolinea Gullotta – ma cinemae teatro sono momenti di condivisione, inleogullotta3 particolare il teatro è da sempre punto di riferimento dei cittadini , quindi chiudere i teatri equivale a togliere spazi di incontro e riflessione. Ad esempio a Roma rischiano la chiusura il Macro, museo d’arte moderna, il Valle, per non parlare di tutte le librerie che hanno già chiuso o sono in gravi difficoltà. Il Valle è un teatro storico, nato nel 1700, che ha ospitato interpreti e autori eccezionali. Ma ormai in Italia ovunque ti giri c’è distruzione: la parola chiave è dilettantismo, il Paese è in mano alla casualità. Siamo in piena “Emergenza Italia” in tutti i settori: ogni giorno una nuova tangentopoli più sottile e complessa di quella che abbiamo conosciuto negli anni 90, sempre più privilegi per una casta che non intende rinunciare ai posti di potere. E poi la nostra Nazione soffre per due macigni che non opprimono gli altri Paesi europei: la mafia e il Vaticano».

 

LE GRANDI IPOCRISIE
Leo Gullotta è tra i pochi personaggi del mondo dello spettacolo che ha dichiarato pubblicamente la propria omosessualità ma rispetta la scelta di chi non vuole fare coming out. L’attore punta l’indice contro chi ritiene tra i maggiori responsabili della immobilità del nostro Paese sul fronte dei diritti della comunità lgb.
«Laddove ci sono conquiste sociali europee e mondiali qui persistono le grandi ipocrisie che vedono uniti gran parte dei politici con il Vaticano; ad esempio la legge contro l’omofobia che il nostro Parlamento non riesce ad approvare o le dichiarazioni deliranti di alcuni esponenti della Chiesa».
«L’Italia – continua Gullotta – è un Paese ipocrita, lo vediamo tutti i giorni e non soltanto sulle scelte sessuali di ognuno di noi. Io ripeto che l’educazione è la chiave di tutto e questa inciviltà di nascondere, di non affrontare l’argomento sessualità anche a scuola genera gravi problemi. La paura del proprio corpo, delle parole per descrivere le emozioni, la paura di parlare di un amore diverso, ma diverso da cosa e da chi, mi domando sempre. Grazie ai veti e alle censure del Vaticano c’è imbarazzo a pronunciare omosessuale, lesbica, transessuale. Le considerano parole sporche eppure sono solo persone che amano altre persone. Ma loro devono creare il nemico, il diverso e lo Stato acconsente ad avere cittadini di serie A e di serie B. Siamo ancora nel Medioevo, mentre in altri Paesi tutto questo è stato ampiamente superato».
Leo Gullotta non ha proprio dubbi. «In Italia molte persone non dichiarano la propria omosessualità per paura, paura di perdere il lavoro, paura di essere derisi, paura di essere emarginati. Qualcosa sta lentamente cambiando anche grazie al lavoro di molte associazioni e di pochi parlamentari omosessuali che si battono quotidianamente per ottenere un salto di civiltà anche nel nostro Paese».
«Io ho cercato di vivere liberamente la mia vita – continua Leo Gullotta – Fino a 30anni sono stato eterosessuale e poi mi sono venute delle curiosità, le ho assecondate e ho capito che amavo gli uomini. Il mio coming out è avvenuto nel corso della conferenza stampa di presentazione del film Uomini uomini uomini di Christian De Sica: un giornalista mi ha posto la domanda e io ho risposto con sincerità, perché ritengo che non ci sia proprio nulla da nascondere. Rispetto la dignità degli altri e chiedo che venga rispettata la mia».

 

L’ATTORE E’ UN MERAVIGLIOSO CLOWN
Ma torniamo all’attore, una professione che Leo Gullotta ama e rispetta profondamente. In 50 anni Gullotta ha partecipato a tanti spettacoli, sempre cercando di dare il meglio.
«L’attore è un meraviglioso clown, recitare è un gioco stupendo, ma lo devi fare sempre con sensibilità e senza arroganza. Sono un attore fortunato ho recitato grandi autori e portato in scena drammi e commedie allegre, ma non ho mai preso in giro nessuno: quando scendo dal palcoscenico smetto di recitare, nella vita sono sempre me stesso».
leogullotta2Dal 25 ottobre al 6 novembre Leo Gullotta sarà a Roma al teatro Ambra Jovinelli con Il piacere dell’onestà di Pirandello, mentre il prossimo anno dal 4 al 13 maggio sarà all’Eliseo con Le allegre comari di Windsor di Shakespeare, entrambi gli spettacoli hanno la regia di Fabio Grossi.
Il Piacere dell’onestà – un titolo meraviglioso dati i tempi – fino ad oggi ha avuto 140mila spettatori e oltre 2milioni e centomila euro di incasso ed è ai primi posti nel box office del teatro di prosa italiano; mentre lo scorso anno Le allegre comari di Windsor hanno registrato 115 repliche, 70mila spettatori, e oltre un milione di incasso.

 


DAI UN BACIO A CHI VUOI TU
Ma Leo Gullotta , proprio perché si ritiene “un ragazzo fortunato” ama donare agli altri.
«Oggi se i giovani non hanno conoscenze politiche non esistono, per questo ho scelto di dare una possibilità a un gruppo regalando la mia interpretazione nel corto di Angelo Cretella intitolato Corti, tratto dal libro Dai un bacio a chi vuoi tu di Giusi Marchetta. Il film narra di violenza nascosta, sicuramente parteciperà ai festival e sarà un bel biglietto da visita per questi ragazzi».
Concludiamo il nostro incontro con Leo Gullotta parlando di un progetto a cui tiene molto, un cortometraggio, prodotto con Fabio Grossi su Lilia Silvi, una diva all’epoca dei telefoni bianchi.
«In arte Lilia Silvi – spiega Gullotta – è un cortometraggio che, partendo dall’attrice, racconta la vita di Cinecittà e del cinema durante la guerra; è una narrazione gioiosa, infatti Lilia ha scelto di lasciare il cinema nel momento di maggior successo per dedicarsi alla famiglia».
Il lavoro si avvale della consulenza dello storico del cinema Orio Caldiron.
«Ho prodotto questo cortometraggio – sottolinea Gullotta – non a scopo di lucro, ma per amore per il cinema, per raccontarne un pezzo che ha contribuito a farne la storia».
Grazie Leo, anche tu hai contribuito alla storia del cinema e del teatro italiano, con passione e onestà.
M. Z.