Queerfobia

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Giorgio Ghibaudo e Gianluca Polastri compongono un mosaico di quarantadue storie che comprendono racconti, poesie e immagini di odio quotidiano.









 

È arrivato in libreria lo scorso giugno “Queerfobia”, un progetto editoriale che mostra, attraverso racconti, poesie e immagini di odio quotidiano, l’orrore dell’omobitransfobia. Un libro da tenere sul comodino o sulla scrivania e da leggere a piccole dosi per avere un’ulteriore conferma che il virus del pregiudizio è molto diffuso in Italia e non solo.

In questo volume, Giorgio Ghibaudo e Gianluca Polastri compongono un mosaico di quarantadue storie: storie che diventano l’urlo, feroce e dolce, di tutti gli esseri umani derubati della loro stessa dignità da atti di violenza e ignoranza perpetrati troppo a lungo.

In Italia e nel mondo, assistiamo ogni anno a migliaia di casi di violenza e aggressione legate al proprio orientamento sessuale o alla propria identità di genere. I numeri, già allarmanti, nell’ultimo periodo sono in continuo aumento e denotano una situazione a dir poco preoccupante.

Le soluzioni adottate dai governi si sono rilevate insufficienti, prive di una presa di posizione definitiva, capace di condannare senza appello questi avvenimenti.

Per quante vittime questi episodi di queerfobia stanno facendo, ci sono molte persone che possono ancora essere tutelate, salvaguardate, protette.

Senza pietismi e ipocrisie, è possibile opporsi a bullismo, mobbing, violenza fisica e psicologica con azioni concrete.

“Queerfobia”, nato in collaborazione con la rivista letteraria Crack, sarà parte attiva di questo cambiamento: parte del ricavato della vendita andrà devoluta al progetto Accogliamoci, promosso da Arcigay Torino e volto ad aiutare le persone richiedenti asilo e migranti (ma non solo) che siano stat* perseguitat* o vittime di queerfobia.


Scrivono nella Nota i curatori Giorgio Ghibaudo e Gianluca Polastri “Li chiamano haters anche se c’è un termine in grado di rendere meglio la mediocrità di quest* vomitator* di odio: bull*. Sono odiator* seriali che si fanno forza di convinzioni erette a verità assolute e che in nome delle stesse si elevano a improbabili “voci fuori dal coro”. Sono coloro che pensano di dire ciò che altr* non osano affermare, sentendosi in questo leader riconosciut* di una lotta contro il degrado sociale. Sì, perché in questo spendersi in aggressioni gratuite contro persone più deboli c’è anche una certa dose di inconsapevole narcisismo.

Si tratta di persone incapaci di operare un serio approfondimento sulle questioni della vita e che si accontentano di poche parziali valutazioni, spesso operate da altr* e ampiamente sconfessate, per cercare fra potenziali detrattor* quel necessario consenso che confermi le proprie teorie.

Il primo grande limite delle loro narrazioni è quello di parlare sempre per categorie, come se l’appartenenza a un gruppo omogeneoqueerfobiaidentificasse, di per sé, un atteggiamento da reprimere. Non affrontano mai questioni relative all’omosessualità o all’identità di genere. Nei loro discorsi sono sempre protagoniste le persone LGBT+, che vorrebbero stravolgere le leggi naturali, o * sostenitor* delle “teorie del gender”, che complottano per trasformare l’intera società fin nelle sue più intime fondamenta antropologiche. In un secolo di immondizia ideologica, nulla è cambiato. C’è ancora chi crede di poter compensare le proprie paure con un’ostentazione becera delle sue insostenibili certezze.

Ma se di paura si può parlare, di quale paura esattamente si sta discutendo? Hanno paura di essere costrett* anche loro a sposare persone del proprio sesso? Di doversi vestire in un modo che non sentono appropriato? No, assolutamente no. Il vero timore è quello di perdere i confini di un mondo in cui hanno costruito una propria comfort zone. Quello che verrebbe fuori a una rivoluzione culturale fondata sulle politiche queer finirebbe, infatti, per cancellare i contorni di un mondo che loro vorrebbero sempre uguale e rassicurante. E che loro ritengono, peraltro, l’unico possibile.

Da un lato, perciò, la loro è una profonda resistenza al cambiamento, senza con ciò voler sminuire la componente di chi crede che maggiori diritti vadano, a prescindere, in conflitto con secolari certezze consolidate in antiche tradizioni.

Prima di essere una “paura per il diverso” è una “paura per un mondo diverso” in cui faticherebbero a vivere, vuoi per la necessità di rimettersi in gioco, vuoi per la difficoltà di convivere con regole che si porrebbero in palese contrasto con quelle certezze di cui si è fatto cenno. D’altra parte, la capacità critica è un talento che non tutt* posseggono. La parola fobia, più che in termini di paura, andrebbe pertanto declinata come disagio o, ancora meglio, come avversione.

Ed è proprio nel senso di disagio che si spiega un neologismo come Queerfobia. La queer-fobia è il disagio per tutte quelle manifestazioni della sessualità, dall’orientamento all’identità di genere, che mettano in dubbio l’unicità delle regole consolidatesi nella cultura tradizionale.

Il termine queer deve essere qui inteso non nel senso più specifico di gender-queer e di superamento del dualismo dei generi, ma nel concetto onnicomprensivo di tutte le varianti sessuali, e della sessualità, che si discostino da una manifestazione della stessa che sia esclusivamente eterosessuale, cisgender e rispondente alle esigenze di una società di stampo patriarcale. Per i queerfobici ciò che si discosta dalla norma generale “fa schifo” o, più spesso, “fa ridere”; fa ridere in modo cattivo, sarcastico, al punto da voler, con questo atteggiamento, sottolineare l’inferiorità del soggetto disumanizzato e deriso".


Giorgio Ghibaudo collabora dal 2007 con Arcigay Torino come responsabile del Gruppo Cultura con cui organizza incontri letterari e rassegne cinematografiche e contest di poesia. Ha pubblicato numerosissimi racconti e testi su varie testate, riviste e libri.
È uno dei fondatori e redattori della rivista letteraria CRACK (crackrivista.it)

Gianluca Polastri attivista, scrittore, poeta e illustratore, ha pubblicato diversi romanzi e racconti. I suoi principali lavori in versi sono stati raccolti nell’opera L’illusione gentile di esistere. Ha curato diverse collettanee dedicate a temi LGBT, tra cui Cuori smascherati, Il volo di Ganimedia e Over60 – Men. Collabora dal 1995 con la Fondazione Sandro Penna.