Signorina

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Chiara Sfregola racconta con un passo a metà tra saggistica e memoir cosa è stato storicamente e cosa sta diventando, oggi, il matrimonio. Le abbiamo rivolto tre domande.







 

Dall’11 maggio 2016 le unioni civili sono legge. E se sul matrimonio è stato scritto molto e sulle donne altrettanto, sulle donne che hanno deciso di sposarsi fra loro si sa molto meno.
A riempire con la sua intelligenza questo vuoto, arriva Chiara Sfregola che, a partire dalla sua esperienza di lesbica, di femminista e di moglie, racconta in con un passo a metà tra saggistica e memoir cosa è stato storicamente e cosa sta diventando, oggi, il matrimonio. “Signorina. Memorie di una ragazza sposata”, dizioni Fandango, è disponibile dall’11 giugno in versione cartacea e digitale.
Una volta pronunciato il fatidico sì molte persone, anche di destra, anche persone che sono sempre state contrarie all’adozione da parte delle coppie gay, hanno iniziato a chiederle quando aveva intenzione di fare figli. Altre persone, lesbiche incluse, hanno chiesto dell’abito: chi indosserà quello bianco? (che è la versione politically correct del “chi fa l’uomo?”).

Alcune femministe l’hanno guardata male: tu quoque, ossequi l’istituzione antiquata e cover-signorinacollabori col patriarcato? La sfida di questo libro è rispondere a queste e a molte altre domande. Per esempio: se il matrimonio nasce come istituzione che limita la libertà delle mogli, qual è il senso del matrimonio fra due donne? Come si può reinventare, fra pari, quello che è sempre stato, storicamente, un rapporto di sottomissione? Se non vuoi avere dei figli, cosa ti sposi a fare? Che succede ora che una femminista può sposare una sua “collega”? La risposta possibile è una: succede che il matrimonio va a un corso di aggiornamento. Perché se le donne cambiano, anche il matrimonio deve cambiare. Una lettura indispensabile per capire i nuovi modelli di famiglia e inventarne di nuovi.
Per approfondire abbiamo rivolto tre domande a Chiara Sfregola.


D. Le riflessioni di Signorina sono applicabili anche a un matrimonio tra un uomo e una donna?
R.
Certamente. Nella mia analisi parto proprio dalla storia del matrimonio, che tradizionalmente è sempre stato fra un uomo e una donna. Proprio a partire da questa storia, dalla ritualità dell'istituzione alle sue implicazioni legali, sociali ed economiche, ho individuato un parallelo fra l'emancipazione femminile e l'evoluzione del matrimonio, fino a quello egualitario. Un'idea possibile proprio grazie a l'emancipazione della donna: nel momento in cui il matrimonio passa da istituzione che prevede la subordinazione della moglie a istituto che contempla la parità dei coniugi, è possibile concepire l'idea di un matrimonio fra "pari" in ogni senso, quale è il matrimonio egualitario.


D. Perché vi siete sposate?
R.
Per amore.


D. L’Italia sembra procedere con il passo del gambero per i diritti civili: gli altri paesi hanno il matrimonio egualitario e noi a malapena le unioni civili, perché?
R.
Ci sono anche Paesi in cui l'omosessualità è punita con la pena di morte! Solo alcuni Paesi hanno il matrimonio egualitario. In certi casi questo è arrivato dopo anni di istituti simili alle unioni civili, percorso che mi auguro anche l'Italia segua, ma credo ci vorrà tempo. Potrei rispondere che non abbiamo il matrimonio egualitario per via della Chiesa, ma credo che un peso consistente in questa vicenda lo giochi il fatto che siamo un Paese molto vecchio, in cui i giovani sono sempre meno e contano molto poco. Ciò rende difficile qualunque forma di modernizzazione, che si parli di scuola come di diritti civili. Per dire: c'è voluto il Corona virus per capire che potevamo lavorare in smart working! Inoltre siamo un Paese fondamentalmente democristiano: le unioni civili non sono il matrimonio egualitario, sotto certi aspetti, ma per altri lo sono. Dunque chi ci vuole vedere un matrimonio ce lo vede, chi non vuole non ce lo vede, e sono tutti più o meno contenti. Rimane la questione gravissima delle famiglie omogenitoriali, prive di qualunque tutela, affidate alla discrezionalità del comune di turno, ma è innegabile che il movimento, dopo l'approvazione delle unioni civili, si sia molto sopito. E faccio questa constatazione con molta amarezza. Il fatto che quest'anno i Pride non ci siano stati, e altri tipi di manifestazioni sì, la dice lunga in tal senso.



chiara-sfregolaChi è Chiara Sfregola
È pugliese di nascita (1987) e romana di adozione. Ha studiato al Centro Sperimentale di Cinematografia, diplomandosi in produzione, dopo una laurea in Economia. Nel 2013 inizia la sua attività di scrittura sul sito Lezpop.it con la rubrica di racconti “Due camere e cucina”. A partire dal 2014, sempre su Lezpop, cura la rubrica cult “Camera Single”, diventata un libro nel 2016. Vive e lavora a Roma, dove si occupa della produzione di serie televisive. Si interessa di femminismo e questioni LGBT.