Perché "Anatomia di un @more"?

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Un romanzo può analizzare un’emozione?

E chi sono i protagonisti di questa emozione?

Esistono regole, categorie o tutto può essere capovolto,

sovvertito radicalmente trasformato?




 

Chi mi conosce sa che ho lavorato a questa storia da anni - quindici per la precisione.

Nel frattempo ho scritto e pubblicato anche altro, racconti e articoli, romanzi firmati con alias e brevi saggi.
E la storia, nel frattempo, prendeva forma, si sostanziava e poi si interrompeva. Ricominciava da capo trasformandosi.
Era materia viva.

E io, percependolo, lo soffrivo sulla mia pelle, come un’infinita sevizia.

Una “sevizia”, perché una sevizia?

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Perché per scrivere di “Amore” occorre per prima cosa delineare i soggetti che vivono questa condizione dell’essere. Non c’è un solo “Amore”, così come non vi è un solo “Dolore” né una sola “Felicità”. Ognuno di questi sentimenti/emozioni umani non può essere “categorizzato”, definito una volta per sempre.

Così come non può essere definito una volta per sempre il soggetto che vive un’esperienza d’Amore.
In questo romanzo non troverete una saccente definizione di Amore, buona per ogni stagione, no.

Troverete delle Persone che -al di là della loro scelta di Genere e delle loro preferenze sessuali- vivono la loro esperienza d’Amore. La mia attenzione di scrittrice si concentra su una di queste esperienze e la racconta.
Ma perché un essere umano possa vivere un Amore egli deve sapere chi è, cosa cerca nell’altro ma anche cosa gli offre, quale “io” mette in gioco relazionandosi.

Così “Anatomia di un @more” -oltre che un’analisi di questa facoltà di percepire l’Altro con emozione e desiderio- è diventato una dolorosa ricerca sul Soggetto che ama.

Un Soggetto che, per me persona -prima ancora che scrittrice-, non poteva ridursi all’artefatta categorizzazione Maschio/Femmina. Sappiamo, sulla nostra carne e nel nostro sangue, che la sessualità [attrice protagonista dell’esperienza d’Amore] non può ridursi a questo rigido binarismo. No.
Ma andando, oltre le mille possibilità nelle quali la sessualità può esprimersi, si arriva al Genere del Soggetto. E la domanda, che mi ha impegnata in una risposta, era: tra l’Amore e il Soggetto vi è una dipendenza legata al Genere?

E in fondo, ma forse era l’inizio di tutto… Esiste una, ed una sola definizione di Genere?
E quand’anche esistesse, quale sarebbe? E sarebbe sempre uguale per tutto il tempo che ci è dato vivere?
E il Soggetto che sceglie se stesso secondo un Genere, rispetto alla sessualità è libero o di nuovo è condannato a una scelta categorica secondo le rigide regole di una logica binaria?

 

Per quindici anni mi sono interrogata e ho provato a darmi delle risposte, mentre la vita intorno a me continuava a correre, con le sue storie tragiche e i suoi sorrisi striminziti. Così nel romanzo c’è anche l’aria che io, insieme a voi, ho respirato in questi anni. Ci

sono le Persone che ho incontrato, i loro discorsi e le loro difficoltà. Perché la nostra vita è un magmatico coacervo di suoni colori profumi e noi possiamo solo tratteggiarne infinitesimali percezioni.

 

Poi un giorno - messa alle strette dalla mia compagna- l’ho pubblicato. Forse è successo perché ero in preda a un momento euforico, non so… L’ho strappato dal mio disco fisso e l’ho gettato sul Web. Pentendomene subito dopo perché le domande avevano generato altre domande cui avrei voluto cercare risposte.

Ma forse è meglio sia andata così.

A certe domande ognuno deve trovare una propria risposta.

Flaminia P. Mancinelli

 

◊ Le immagini di questo articolo e la copertina del libro sono opera di Manuela Paric'

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