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scrittore

Premio Letterario: Non dare per contato il genere
Sezione Racconto 

 

 






 

Coriandoli tra i capelli
di Maria Laura Antonini

«Sento un dolore qui», disse Anna appoggiando la mano sul petto. Linda si girò appena, guardando le dita affusolate dell'amica che si fermavano all'altezza della scollatura. Era un gradino più in basso di lei, forse due, la precedeva come sempre, con la sua andatura leggera e veloce. Il sole filtrava sacrilego dai vetri colorati delle grandi finestre e illuminava la scala, ampia e circolare.

«Sento un dolore qui», ripeté Anna sfiorandosi il seno nello stesso punto di prima. Linda non si fermò alle mani sottili dell'amica, notò la pelle ambrata e lucente, lo scollo dell'abito leggero che porgeva al mondo due seni intatti e succosi come frutti maturi.

Si era chiesta spesso, in tutti quegli anni, come si potesse essere limpidi e torbidi allo stesso tempo, casti e sfacciati in un unico istante, candidi e osceni.

Anna ci riusciva.

Lei era così: bambina leale con gli occhi sgranati (...)

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 Solo per Luca 
 di Carlo Alfaro

Conosco Luca da vent’anni. All’epoca avevamo 15 anni, frequentavamo lo stesso liceo, in classi diverse. Ricordo come se fosse accaduto giusto un’ora fa la prima volta che l’ho visto: entrò baldanzoso e spavaldo in un’affollata assemblea d’istituto e all’istante il cuore mi rotolò violentemente in gola. Rimasi tutto il tempo a fissare ogni sua mossa a bocca aperta come rapito da un sogno. Da allora lui entrò nella mia vita con la prepotenza di un ciclone senza che io entrassi minimamente nella sua. Io infatti seppi tutto di lui, come si vestiva, che orari aveva, le abitudini, i gusti, le passioni, gli amici, le ragazze, senza che lui si accorgesse quasi di me, Per educazione mi salutava se ci incontravamo frontalmente, e a malapena credo si ricordasse il mio nome, ma quel suo semplice “ciao” per me era la vita. Allora io ero un ragazzo timidissimo che per poco non chiedeva scusa anche di respirare, e si tratteneva dal compiere qualunque anche minimo gesto che potesse tradire la sua diversità sessuale (...)

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 Poi le ho negato anche il saluto 
 di Francesca Tombari

-  Kiai 
Il suo grido incontrava il ki e l’universo con la pienezza della sua energia diveniva l’essenza di tutto e lui ne assorbiva ogni potere.

Le sue gambe sferzavano colpi, le sue braccia piroettavano in gesti precisi, schemi si susseguivano davanti ai nostri occhi che come ipnotizzati rimanevamo ad ammirare tanta eleganza di movimenti.

Per la federazione italiana di Karate era l’esempio da seguire dai suoi giovani allievi, era il mio amico Fabio, ma poi come nell’Orlando Furioso sinuosi contrasti, paure, vite sono esplose nel totale diniego di ogni credo, mentre lei semplicemente dichiarava la sua vera natura.

La sua esibizione era la perfezione di un corpo che attorno a sé trovava l’armonia negli elementi che lo circondavano combattendo avversari invisibili, ma che con la sua abilità rendeva vivi (...)

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 Sono solo canzonette 
 di Carlo Alfaro 


Lo stereo inonda l’angusta camera da letto con le note di Splendido splendente di Rettore mentre Mimma a ritmo di musica  combatte davanti al grande specchio la sua quotidiana guerra contro la mascolinità di un corpo che sin da piccolo ha rifiutato: addio col rasoio su e giù per la pelle ad ogni traccia di peli, tanto cerone e poi trucco deciso per un viso da star, la lunga parrucca color miele ad ingentilire il tratto un po’ forte della mascella, un miniabito aderente a pelle al corpo allenato in palestra e modificato dagli estroprogestinici, vertiginoso tacco alle lunghe caviglie, un bacio alle bambole e ai peluche rubati all’infanzia e appesi dovunque, un saluto a Padre Pio che deve proteggerla, ed eccola pronta, come ogni notte, per il palcoscenico della strada.

La pizzeria è piena di gente di ogni età e pulsa di vita,  con la musica di sottofondo a suggellare quell’aria di festa;  quando Eros Ramazzotti attacca Ti sposerò per te Marcello, che l’ha fatta mettere apposta, tira fuori l’anello e come nei migliori film guardando negli occhi trasparenti la sua bella Loredana le sussurra vuoi sposarmi, come probabilmente fecero suo padre  suo nonno e il suo bisnonno e farà suo figlio, e lei col più gioioso dei suoi sorrisi sì non chiedo altro dalla vita amore, e un bacio commosso apre le porte al loro meraviglioso futuro.

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 A Fabio, settembre 2010 
 di Francesca Tombari

Ho atteso fino all’ultimo istante prima di scriverti, volevo la certezza di questo giorno.


Mamma e papà sono appena usciti dalla stanza, ho detto loro di andarsi a bere un caffè e che avevo bisogno di un po’ di tempo per pensare, per ricordare, per scriverti.
Avevano gli occhi lucidi mentre uscendo hanno detto: «a fra poco Monica, ti siamo vicini».
“Monica” mi ha riempito il cuore di gioia.

Fra qualche ora verrà alla luce il mio vero corpo, a te i miei pensieri.
Quanto di te rimarrà dentro di me, domani?
Per quanto tempo i ricordi di Fabio si fonderanno a quelli di Monica?
A questo sto pensando ora mentre il via vai delle infermiere mi da la certezza che presto potrò essere libera d’amare come la donna che mi sono sempre sentita di essere.
Delicati i ricordi di te mi accarezzano l’anima mentre correndo ritornavi a casa e non sapevi dare risposte ai perché che come demoni affamati ti mordevano il cuore e ti squarciavano i pensieri.
I lividi sul tuo tenero corpo erano i più evidenti, povera creatura indifesa picchiata per una paura che viscida scorre negli uomini che non voglio capire ed i bambini possono essere ancor più crudeli.

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